Sanità, protesi al seno pericolose
È indagato il produttore francese
Guariniello ha trasmesso gli atti
al ministero della Salute: 4 mila coppie impiantate solo in Italia
.
Le protesi mammarie al silicone della sua azienda
stanno tenendo in ansia quasi 400.000 donne di 65 Paesi e da oggi
Jean-Claude Mas, 72 anni, è indagato anche in Italia, dalla Procura di
Torino, per le ipotesi di reato di frode in commercio e vendita di
prodotti pericolosi per la salute. Nonostante questo, ha aperto un’altra
società, formalmente intestata ai figli, e continua a produrre protesi
mammarie e dentali.
L’inchiesta italiana è scattata dopo la trasmissione degli atti dalle autorità francesi a quelle italiane ed è stata aperta dal pubblico ministero torinese Raffaele Guariniello. Le protesi prodotte dalla Pip (Poly Implant Prothese), fallita nel 2010, sono risultate pericolose dopo le analisi sanitarie svolte in Francia, che hanno verificato che il tipo di silicone utilizzato è diverso da quello indicato per le certificazioni. Inoltre, la sostanza rilevata trasuda dall’involucro in cui è contenuta e, sempre secondo il ministero francese, può provocare infiammazioni e raggiungere i linfonodi ascellari determinando adenopatie.
In Francia sono circa 30.000 le donne che avrebbero utilizzato questo tipo di protesi e che sono state richiamate dal Ministero della salute per farsi controllare, con l’invito a rimuovere precauzionalmente le protesi, che, secondo quanto rilevato, scoppiano in un numero di casi doppio rispetto a quello degli altri produttori. Anche in Italia, secondo il ministero della Salute, ci sono circa 4.300 casi. Nel nostro Paese, tuttavia, non esiste un registro ufficiale e dunque non è possibile rintracciare le pazienti a rischio.
Intanto Mas, dopo la bancarotta della Pip, lo scorso giugno ha creato una nuova società, la Fit (France Implant Technologie), di cui sono titolari i suoi figli Nicolas e Peggy Lucciardi, rispettivamente di 27 e di 24 anni, con ragione sociale la «fabbricazione di materiale medico-chirurgico e dentario». Anche lui compare nell’organigramma in veste di «consulente tecnico-commerciale». Secondo il quotidiano francese Nice-Matin, la compagnia sarebbe pronta a investire due milioni di euro per acquisire la fabbrica della Pip e produrre circa 400 protesi al giorno con 20 dipendenti.
L’inchiesta italiana è scattata dopo la trasmissione degli atti dalle autorità francesi a quelle italiane ed è stata aperta dal pubblico ministero torinese Raffaele Guariniello. Le protesi prodotte dalla Pip (Poly Implant Prothese), fallita nel 2010, sono risultate pericolose dopo le analisi sanitarie svolte in Francia, che hanno verificato che il tipo di silicone utilizzato è diverso da quello indicato per le certificazioni. Inoltre, la sostanza rilevata trasuda dall’involucro in cui è contenuta e, sempre secondo il ministero francese, può provocare infiammazioni e raggiungere i linfonodi ascellari determinando adenopatie.
In Francia sono circa 30.000 le donne che avrebbero utilizzato questo tipo di protesi e che sono state richiamate dal Ministero della salute per farsi controllare, con l’invito a rimuovere precauzionalmente le protesi, che, secondo quanto rilevato, scoppiano in un numero di casi doppio rispetto a quello degli altri produttori. Anche in Italia, secondo il ministero della Salute, ci sono circa 4.300 casi. Nel nostro Paese, tuttavia, non esiste un registro ufficiale e dunque non è possibile rintracciare le pazienti a rischio.
Intanto Mas, dopo la bancarotta della Pip, lo scorso giugno ha creato una nuova società, la Fit (France Implant Technologie), di cui sono titolari i suoi figli Nicolas e Peggy Lucciardi, rispettivamente di 27 e di 24 anni, con ragione sociale la «fabbricazione di materiale medico-chirurgico e dentario». Anche lui compare nell’organigramma in veste di «consulente tecnico-commerciale». Secondo il quotidiano francese Nice-Matin, la compagnia sarebbe pronta a investire due milioni di euro per acquisire la fabbrica della Pip e produrre circa 400 protesi al giorno con 20 dipendenti.
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