martedì 21 febbraio 2017

DIGRIGNARE I DENTI



Il digrignare i denti è un segnale di aggressività trattenuta.

Da un punto di vista psicosomatico il digrignare i denti è un tentativo inconscio di scaricare un surplus di tensione psichica, una quota di ansia o aggressività che si è accumulata durante la giornata e che il soggetto tende a non esprimere. Le emozioni sono negate e vengono messe a tacere durante il giorno per poi ripresentarsi in un contesto più controllato e meno pericoloso: il sonno.

Chi digrigna i denti tende a rimuginare, ha difficoltà a dire di no, preferisce reprimere la rabbia che prova per paura di esagerare o per non attivare sensi di colpa. Il serrare le mascelle è indice di aggressività trattenuta e durante la notte chi soffre di bruxismo"simula" l'attacco verso i presunti nemici.

Il bruxismo consiste nel serrare e stringere i denti in modo ripetuto prevalentemente di notte, ma anche di giorno o  per tutto l’arco della giornata, con un’intensità anomala. Le arcate dentarie normalmente non si dovrebbero mai toccare, perché la mandibola, come tutto il resto del corpo, è soggetta alla legge di gravità e in fase di riposo dovrebbe rimanere leggermente piegata verso il basso, tenendo in tal modo i denti discosti. In condizioni normali i denti si incontrano complessivamente solo tra i 6 e i 12 minuti nelle 24 ore, durante la fase terminale della deglutizione, che avviene tra le 600 e le 1.200 volte e dura solo qualche millesimo di secondo. I denti non si toccano neanche quando mangiamo, perché nella bocca è presente il bolo alimentare.

Il bruxismo può manifestarsi in modi differenti: alcune persone stringono i denti, senza associare a tale attività altri movimenti (clenching); altri muovono la mandibola in senso orizzontale producendo uno sfregamento (grinding); altri ancora aprono e chiudono ripetutamente la bocca facendo battere i denti (tapping).

Questa contrazione involontaria della muscolatura masticatoria, definita “parafunzione” perché comporta un’anomalia di utilizzo di una parte del corpo, provoca emicranie o cefalee, rumori articolari, limitazioni del movimento mandibolare, dolore a viso, collo, spalle e torace, muscoli del viso affaticati o ingrossati, sonno disturbato e sensazione di stanchezza al risveglio, usura dentale e paradontopatia. Spesso sono presenti anche sintomi legati al sistema nervoso autonomo, come sudorazione, diminuzione della libido o tachicardia e palpitazioni notturne.

Le cause del bruxismo non sono note ma, secondo alcune ricerche, il dormire a pancia in sotto o su di un fianco, facendo gravare il peso di parte del corpo su di un lato, sbilancia la mandibola, normalmente centrata, bilanciata, con i muscoli rilassati e i denti non a contatto. Conseguentemente i denti si trovano a spingere contro gli antagonisti ad ogni deglutizione inconscia, in occlusione laterale forzata, per favorire la ricentratura mandibolare da parte dei muscoli masticatori. Ma, soprattutto, sono le condizioni di elevata tensione emotiva, di nervosismo o stati d’ansia generalizzata che possono favorire episodi di bruxismo.



L’intervento della Psicologia Psicosomatica, considerando il contesto di vita della persona (lavorativo, familiare e le relazioni sociali), mira a  comprendere l’eventuale influenza di diversi stressor nello scatenamento dei sintomi. Contestualmente, l’intervento potrà incentrarsi sul corpo, con l’impiego di test kinesiologici e naturopatici per indagare lo stato fisico dal punto di vista della diffusione dell’energia o attraverso un modello interpretativo dei sintomi corporei come la Medicina Tradizionale Cinese, per verificare la regolazione degli organi e la reattività muscolare, accertando l’eventuale collegamento tra equilibrio del corpo e insorgenza del sintomo. Per ridurre gli effetti negativi dello stress, sia fisico che psichico, potranno essere impiegate tecniche di Manipolazione Cranio-Sacrale che stimolano i fisiologici meccanismi di autoguarigione del corpo. Infine, trovare uno spazio in cui esprimere e analizzare le emozioni provate in relazione al disturbo, anche aiutandosi con quanto emerso dai test eseguiti, può essere già di per sé terapeutico e risultare fondamentale per una maggior comprensione del fenomeno.

Si tratta di un fenomeno abbastanza diffuso presso la popolazione (5-20%) e generalmente non viene avvertito dalla persona interessata. Il rumore causato dallo sfregamento dei denti, invece, può disturbare il sonno del partner di letto e talvolta può essere talmente forte da potersi udire anche in altre camere.

Alcuni studi dimostrerebbero come circa l'80 per cento dei soggetti affetti da disturbi del sonno REM sviluppino, in seguito, malattie degenerative come il Parkinson.

I fattori eziologici del fenomeno non sono noti: in alcuni casi si è notata una predisposizione familiare, talvolta si è fatto riferimento a malformazioni mandibolari o a problemi d'occlusione dentari e anche a stati psicopatologici alterati (tensione emotiva, stress, aggressività) o ad alterazioni del sistema extrapiramidale.

Generalmente al risveglio la persona non avverte nessun disturbo tranne nei casi di bruxismo intenso in cui si può avvertire una sensazione dolorosa alle mascelle o più correttamente all'articolazione temporo-mandibolare, che può indurre alla sindrome di Costen e quindi dolore all'orecchio. Il digrignamento, però, può creare dei danni a causa dell'usura della superficie masticatoria dei denti sia dell'arcata superiore che di quella inferiore e questa condizione, il più delle volte, viene notata dal dentista. Col tempo il bruxismo può produrre alterazioni importanti dei denti, che perdono dimensione verticale e più in generale lo strato di smalto, e ciò può facilitare l'insorgenza di carie. Talvolta lo smalto può essere talmente abraso da esporre la dentina, il che può velocizzare la successiva erosione. A lungo termine si possono verificare fratture o perdite dentali. Si può anche avere difficoltà ad aprire la bocca completamente e aumento della sensibilità dei denti al caldo o al freddo. È, infine, da notare che la dolorabilità dell'articolazione temporo-mandibolare, se continuativa, può produrre comparsa di cefalea o arrivare alla disfunzione articolare vera e propria.

Vengono utilizzati i bite, che possono essere duri o morbidi a seconda delle necessità, che proteggono di notte i denti dall'erosione. Tali dispositivi possono essere preparati appositamente per la persona interessata (tramite rilevazione delle impronte delle due arcate). Tali apparecchi oltre a proteggere lo smalto dall'abrasione, possono anche facilitare il ripristino di un allineamento corretto delle arcate. In alternativa, è possibile acquistare bite da banco che mediante un riscaldamento temporaneo si ammorbidiscono e si adattano agevolmente ai denti, per poi irrigidirsi una volta raffreddati.


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DOLORI E METEO



Il rapporto tra medicina e meteorologia è antico, Ippocrate era sicuro ci fosse un rapporto molto stretto; stessa conclusione per i maestri della tradizione cinese.

Lo stesso Ippocrate, nel 400 aC, si accorse che alcune malattie sono stagionali. Il termine medicina cinese tradizionale per i reumatismi (Fengshi bing) si traduce in "malattia vento umido".

In epoca moderna, i ricercatori sono stati a lungo più cauti. I primi studi approfonditi sono datati metà anni Novanta, uno dei migliori è firmato da Amos Tversky dell'università di Stanford che dopo aver seguito per un lungo periodo una ventina di pazienti concluse: "Non ci sono prove scientifiche, anche se è indubbio che l'umore subisca le variazioni climatiche e di conseguenza abbia un peso anche sulla salute".
Per chi soffre di artrite, ma non solo c'è una relazione matematica tra i due fattori. Anche se poi varia da soggetto a soggetto.

Tutte le ricerche mettono in evidenza come i cambiamenti climatici, sbalzi di temperature, piogge o bufere di neve, comportano un aumento del dolore. I più colpiti sono quelli che soffrono di reumatismi e artriti varie. Ma le patologie indotte sono varie: mal di denti, testa, schiena, e poi ancora dolgono vecchie cicatrici e fratture mai del tutto guarite. La ragione precisa non è ancora stata individuata, anche se la teoria più comune riguarda la pressione barometrica: questa scende quando arriva il maltempo e in questo modo va a influire sulla pressione sanguigna esercitando una forza inusuale sulle articolazioni.  



Gli studi sulle cavie animali aggiungono prove. E non è solo una questione di previsioni del tempo, il clima ha un'incidenza diretta sulla nostra salute. Secondo una ricerca della Società europea di cardiologia, che ha passato al setaccio 16mila pazienti, il freddo aumenta i rischi di infarto: ogni 17 gradi Fahrenheit le probabilità salgono del 7%. Influenze negative le possono avere anche l'esposizione al vento e gli sbalzi di pressione atmosferica che mandano in tilt l'ipotalamo (che controlla la nostra temperatura corporea).

Altri studi hanno collegato i cambiamenti di temperatura, umidità o pressione barometrica al dolore da artrite reumatoide, osteoartrite, così come il mal di testa, mal di denti, dolore mandibola, dolore delle cicatrici, mal di schiena, dolore pelvico, fibromialgia, nevralgie del trigemino.

I ricercatori non comprendono tutti i meccanismi coinvolti nel dolore e correlati alle condizioni climatiche, ma una teoria principale sostiene che la pressione barometrica che scende e che precede l'arrivo del maltempo alteri la pressione all'interno delle articolazioni.

Molti malati affermano che le loro articolazioni sono più precise delle previsioni meteo.

Ma anche l'aumento del tasso di umidità può causare il rigonfiamento delle giunture. Tendini, legamenti, muscoli, ossa e altri tessuti hanno tutti diverse densità, in modo che possano espandersi o contrarsi in modi diversi in condizioni mutevoli.




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mercoledì 15 febbraio 2017

LA FEBBRE DEL LABBRO



In Italia una persona su tre dichiara di avere sofferto almeno una volta nella vita di questo fastidioso problema ed il 15% degli adulti dichiara di avere avuto una recidiva erpetica nell’ultimo anno.

L’herpes labiale, conosciuto anche come “febbre sorda” o “febbre delle labbra” è causato dal virus Herpes Simplex di tipo 1; un virus a doppia elica della grandezza di 150 nanometri, che non scompare dopo la prima manifestazione, ma causa un’infezione latente, nascondendosi nei gangli nervosi, dove non può essere attaccato dagli anticorpi circolanti nel sangue (per questo è impossibile da eliminare). Le cause che portano ad una nuova attivazione, facendolo uscire dal suo nascondiglio per raggiungere nuovamente la superficie muco-cutanea dove si moltiplica, causando la comparsa dell’herpes, non sono ancora chiare.
Tra le più probabili cause: raggi solari, in particolare UVB ma anche i raggi UV sintetici (solarium), raffreddore, febbre, problemi psichici e nervosi (es. stress lavorativo o eccesso emotivo), fatica (es. dopo un cambiamento di orari o jet lag al ritorno delle vacanze), freddo, scottature in particolare a livello della bocca (dopo un’esposizione al sole e la comparsa di vesciche), un indebolimento del sistema immunitario (es,. in caso di forte affaticamento o di malattie che coinvolgono il sistema immunitario come l’AIDS), le variazioni ormonali legate al ciclo mestruale e alla gravidanza, gli interventi chirurgici, l’assunzione di particolari tipi di cibo.

Nella fase prodomica il soggetto può avvertire dei sintomi specifici come pizzicore, prurito, bruciore e dolore. Questa fase dura da poche ore ad un giorno e si è già potenzialmente contagiosi, anche se non si sono formate le vescicole. In seguito si verifica la fase delle vescicole (che possono diventare grandi dai 2 ai 5 mm, ripiene di liquido giallognolo) poi arriva la fase ulcerosa, in cui le pustole scoppiano e confluiscono a formare un’unica grande ulcera dolente di colore grigio (il liquido che fuoriesce è ancora molto contagioso), la fase della crosta dura, in cui la crosta molle già formatasi diventa via via più dura ed assume un colore rosso scuro. In questa fase il soggetto può lamentare prurito e dolore dovuto al sanguinamento della crosta. A questo punto, egli non è più contagioso.



La trasmissione avviene con il contatto con il siero presente nelle vescicole: basta un bacio oppure lo scambio immediato di bicchieri, posate o tovaglioli, asciugamani, rossetti, spazzolini da denti. Attenti anche a toccare la parte infetta con le mani: vanno lavate subito, perché esiste la possibilità di autoinfettarsi, trasmettendo il virus da un punto all’altro del proprio corpo (per esempio dalle labbra agli occhi o ai genitali).

L’herpes labiale guarisce nella maggior parte dei casi da solo; tuttavia, per facilitarne la guargione, può essere utile ricorrere a specifiche pomate antivirali, solitamente a base di aciclovir, valaciclovir, famciclovir, che vengono stese sulla zona del labbro colpita dalla febbre, più volte al giorno fin dall’inizio della manifestazione. Nei casi più resistenti, il medico può prescrivere farmaci antivirali per bocca. Tra i rimedi per l’herpes labiale si sono diffusi patch, ossia cerottini da applicare sulla zona infetta, contenenti principi attivi antivirali che, applicati sull’eruzione, contrastano i sintomi e facilitano la guarigione, creando allo stesso tempo un ambiente protetto dagli agenti esterni. In questo modo si elimina il rischio di autoinfezione e di sovrainfezioni batteriche della lesione, aiutando a nascondere le antiestetiche vescicole. In farmacia è disponibile un piccolo apparecchio a forma di stick per labbra che combatte l’herpes labiale utilizzando calore concentrato.




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IL COLPO DELLA STREGA



Nell’anno 1621 in Svezia, nella città di Leonberg una signora di 73 anni, di nome Katharine, fu condannata per stregoneria con ben 49 persone che testimoniavano la sua colpevolezza. Tra questi, c’era un uomo che accusava la donna di aver fatto ammalare la moglie di un vicino di casa, un altro diceva che la donna avrebbe cercato di acquistare il cranio di un signore per utilizzarlo come calice o ornamento domestico, ed ancora, di aver fatto un malocchio ad una persona causandole un grave malore, la donna veniva accusata di aver compiuto studi sull’astrologia, ma ciò che portò la donna al rogo fu un determinato avvenimento.

Katherine passeggiando per le strade del paese incontrò una bambina di dodici anni che portava mattoni bollenti tra le braccia, destinati al forno di una osteria, la piccola era affaticata e sofferente ed a malapena si reggeva in piedi. Per sbaglio Katherine urtò la bambina, che subì un colpo al braccio, il cui dolore peggiorò nei giorni seguenti, irradiandosi anche lungo la schiena. La bambina accusò la vecchia dicendo che era stata lei, colpendola, a dargli quel dolore.

A quei tempi, le donne portavano tra le braccia, o sulle spalle, dei pesi superiori a quelli che potevano realmente sopportare, i pesi per di più erano spesso roventi o spigolosi, e spesso facevano vacillare le donne da una parte all’altra, facendole sbandare e quindi finire su altri passanti. Questi enormi sforzi causavano dolori alla schiena e alle braccia, ma l’ignoranza di quel tempo, faceva pensare subito a una maledizione di qualche strega. Infatti i dolori delle bambina ovviamente non erano stati causati da una qualche magia della vecchietta, ma semplicemente da un affaticamento della schiena. Questo però allora non veniva nemmeno considerato, e quindi Katherine andò al rogo, come tante altre donne di quel tempo che sfortunatamente non avevano la simpatia della gente.

Un'altra leggenda narra che le streghe, sotto sembianze di bellissime donne, facevano invaghire gli uomini e nel momento del baciamano mandavano a questi sfortunati una maledizione che li bloccava in posizione china.



Il colpo della strega è un episodio di lombalgia acuta che si manifesta con un dolore particolarmente intenso localizzato nella bassa schiena. Il soggetto che ne viene colpito lamenta un senso di estrema rigidità lungo tutta la muscolatura lombare. Proprio a causa di questo forte senso di compressione l'individuo tende a rimanere nella posizione in cui ha avvertito il colpo, ricercando il punto di appoggio più vicino.
I muscoli dolenti ed eccessivamente contratti riescono in questo modo a distendersi gradualmente fino a consentire dopo qualche ora la ripresa dei primi movimenti.
Alcune persone ignare del pericolo che tale gesto potrebbe creare, invece di ricercare le condizioni di massima immobilità per riposare la muscolatura, tendono a rialzarsi immediatamente con un movimento piuttosto brusco. Questo approccio è ovviamente sconsigliato, in quanto potrebbe causare ulteriori lesioni sia a livello muscolare che osteoarticolare. Il colpo della strega è un trauma secco ed improvviso che si risolve nel giro di 2 o 3 giorni ma che richiede poi un periodo ben più lungo per la scomparsa completa del dolore.
Il più delle volte insorge a causa di movimenti insoliti, forzati, troppo intensi o mal controllati.




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