lunedì 16 maggio 2016

INIEZIONE LETALE



L'iniezione letale è uno strumento per l'esecuzione delle condanne a morte, utilizzato in vari stati moderni (tra cui gli Stati Uniti d'America) per eseguire la condanna capitale inflitta dalla giuria e formalizzata dal giudice al condannato. Fu introdotta per la prima volta negli stati statunitensi dell'Oklahoma e del Texas, e in quest'ultimo avvenne la prima esecuzione, nel 1982.

Dal 1996 l'iniezione letale è entrata anche nella costituzione della Repubblica Popolare Cinese e nel 1998 se ne è avuto il primo utilizzo: in questi due anni alcuni ricercatori cinesi hanno studiato il metodo più efficace per eseguirla e oggi molte delle condanne capitali sentenziate in Cina avvengono con questo sistema.

Tale metodo è adottato anche dal Guatemala e da Taiwan.

La procedura ed il metodo di esecuzione adottati negli ultimi anni assomigliano alla tecnica per realizzare un'anestesia generale. Al condannato vengono iniettate in sequenza tre differenti sostanze: prima una dose molto elevata di pentothal o pentobarbital (barbiturici molto potenti), seguita da una sostanza che rilassa i muscoli (derivata del curaro, generalmente il pancuronio, nome commerciale Pavulon) che paralizza il diaframma (in modo tale da impedire ai polmoni ogni movimento) e infine cloruro di potassio, che provoca l'arresto cardiaco. Al termine della procedura, il cuore può continuare a battere per un periodo che può variare dai 6 ai 15 minuti, dato che il condannato è dapprima messo in uno stato di incoscienza e poi viene ucciso lentamente prima per paralisi respiratoria e successivamente per paralisi cardiaca.

L'Ohio ha introdotto l'uso di un nuovo cocktail (pentothal per via endovenosa, midazolam e idromorfone in via intramuscolare), adottato poi da altri Stati, come la Florida. Nel Texas è invece ancora usato il vecchio protocollo. In seguito alla carenza di penthotal (dovuto al rifiuto delle aziende europee produttrici di fornirlo per questo utilizzo, e l'unica azienda statunitense ha smesso di produrlo) è stato adottato il pentobarbithal, usato anche per l'eutanasia animale. Nel 2014 è stato sperimentato il cocktail con solo midazolam e idromorfone per via endovenosa, che ha provocato problemi alla procedura e molta sofferenza al condannato.

Per questo la corte d'appello della California, seguita da altri Stati, ha decretato un divieto temporaneo di esecuzione, fino a che non ci si fosse accordati sulla nuova miscela da usare.

Alcuni esperti sostengono che l'iniezione letale sia "la più umana tra le condanne a morte", considerando che il periodo di sofferenza del condannato è ridotto al minimo. Spesso però non tutto va per il meglio: l'introduzione prolungata di droga per via endovenosa nei confronti del prigioniero può comportare la necessità di andare alla ricerca di una vena più profonda per via chirurgica; inoltre se il prigioniero entra in stato di shock e tende ad agitarsi il veleno può toccare un'arteria o una parte di tessuto muscolare e provocare dolore.

Altre complicazioni possono sorgere se le componenti letali non sono ben dosate o non si combinano tra loro nel tempo previsto: in questo caso la miscela si può inspessire, e ostruire le vene, rallentando il processo e causando un dolore immane al condannato. Anche l'anestetico deve compiere il proprio "lavoro" in fretta, o il prigioniero corre il rischio di essere ancora cosciente mentre soffoca o mentre i suoi polmoni si paralizzano. La dose letale di barbiturici viene ritenuta poco efficiente perché allunga i tempi (è usata principalmente nell'eutanasia umana e nel suicidio assistito), per cui vengono aggiunti altri veleni.

Una particolare attenzione è rivolta a coloro che devono eseguire l'iniezione letale. I giuristi americani si sono posti la domanda "Chi potrebbe sopportare il peso di aver ucciso qualcuno nonostante gli sia conferita questa competenza dall'ordinamento giuridico?" Gli Stati Uniti hanno risolto in modo molto pratico la questione. Durante il procedimento di esecuzione tre boia sceglieranno una delle tre siringhe, ma solo una ha un contenuto letale. La pratica richiama quella in cui, nelle fucilazioni, uno o più membri del plotone ha il fucile a salve, e nessuno è certo che il colpo letale sia partito dal proprio fucile.




Tristemente celebre è l’esecuzione di Clayton Darrell Lockett, il 29 aprile 2014. Lockett, cui fu somministrato proprio il midazolam, cominciò a dimenarsi, urlare, parlare. A un certo punto, in preda alle convulsioni, cercò anche di alzarsi e liberarsi dai lacci che lo tenevano fissato al tavolo dell’esecuzione. Fu dichiarato morto 43 minuti dopo l’iniezione. Il suo caso non è isolato. In Ohio e in Arizona altri condannati hanno avuto convulsioni e si sono pesantemente lamentati prima di morire.

I testimoni dietro il vetro vedono un uomo o una donna immobili, apparentemente privi di coscienza, con espressione serena. Quello che non vedono è il grido muto sotto la pelle.
Anestesisti e veterinari, chiamati ogni giorni a trovare tecniche per "mettere a dormire" animali, come si dice pudicamente, hanno studiato per conto del tribunale il "cocktail" che in 31 Stati viene iniettato per uccidere e la conclusione eloquente, secondo il New York Times che ha condotto l´inchiesta, è questa: l´Ordine americano dei Veterinari ha già proibito l´impiego del "bromuro di curaro" sugli animali. Il Tennessee ha messo fuorilegge dal 2001 l´uso del "Pavulon", del liquido iniettato per mascherare il tormento provocato dagli altri due, il "sodio thiopental", un barbiturico chirurgico ad azione rapidissima che induce il sonno e il "cloruro di potassio", che blocca il cuore e completa il lavoro del boia.
Basterebbe largamente il cloruro di potassio per fare il lavoro, ma i dolori sarebbero spaventosi, lo spettacolo sgradevole per i pubblico. La fine sarebbe inguardabile e la sensibilità dell´elettorato forcaiolo potrebbe esserne scossa, come lo fu quando un condannato sulla sedia elettrica in Florida, Jesse Tafero, impiegò 24 minuti per morire, vomitando fiamme dalla testa.

E dunque i detenuti in attesa della chiamata possono soltanto sperare che su di loro la triplice iniezione abbia effetti rapidi e non provochi reazioni di shock, che a loro sia risparmiato il calvario che la ricerca medica, condotta dalla facoltà della Yale University, da un anestesista della Columbia University e dalla professoressa Deborah Denno, della Fordham University, ha scoperto.
«L´uso del curaro per paralizzare i muscoli è inutile e può essere di una crudeltà demenziale» ha concluso il dr. Mark Heat, della Columbia, «la sola giustificazione per il suo impiego è quella di risparmiare ai testimoni dell´esecuzione lo spettacolo rivoltante della morte». L´inventore del metodo dell´iniezione, il dottor Staney Deutsch, continua a difendere la propria formula e a sostenere che «la morte per iniezione triplice è un sistema rapido e piacevole per far perdere conoscenza al condannato», ma l´inchiesta provocata dal ricorso del signor Rahman ha detto ben altro.
Ha raccontato la storia di come morì Raymond Landry in Texas, nel 1988, quando il boia dovette frugargli dentro per 45 minuti con l´ago schizzando liquido ovunque e provocando soltanto una paralisi parziale, perché le sue vene erano state rese troppo fragili da anni di aghi ipodermici per la droga.
Ha ricordato la fine di Steve McCoy, sempre in Texas, che ebbe una reazione talmente violenta al "Pavulon" che riuscì a divincolarsi dalle cinghie di gomma, rovesciando la barella. Tre testimoni svennero per l´orrore. 



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