sabato 9 luglio 2016

VENE VARICOSE



Le vene varicose sono dilatazioni e tortuosità delle vene superficiali, che affliggono circa il 20-30% delle donne e il 10% degli uomini e possono causare dolori e alterazioni cutanee, nonché esporre al rischio di complicanze, più o meno gravi. «Le varici sono la manifestazione più evidente dell’insufficienza venosa cronica, condizione che prende avvio da una riduzione del tono dei vasi venosi e dal mal funzionamento delle valvole che regolano la risalita del sangue dai piedi al cuore — spiega Roberto Chiesa, direttore della cattedra di Chirurgia vascolare dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano —. Ciò favorisce il refluire di una certa quantità di sangue nelle parti più basse della gamba, dove tende a ristagnare, provocando un aumento della pressione venosa».
«Prima che compaiano varici evidenti, si presentano in genere disturbi circolatori (gambe pesanti, gonfiore alle caviglie, capillari superficiali, formicolii) che non vanno trascurati. Intervenendo presto con misure preventive, come specifiche calze elastiche e farmaci flebotonici che proteggono i vasi venosi, è possibile attenuare i sintomi e, allo stesso tempo, rallentare la progressione dell’insufficienza venosa. D’aiuto anche accorgimenti nello stile di vita, come dimagrire se si è sovrappeso, fare esercizio e seguire una dieta equilibrata. Una volta che il danno è fatto e si hanno varici conclamate delle vene safene (grande e piccola) oppure complicanze come flebiti, tromboflebiti, ulcere, spesso non resta che ricorrere al bisturi».

Le varici vengono generate principalmente da:
aumento della pressione intraluminale venosa (causata ad es. da compressione dei vasi)
trombosi delle vene profonde
insufficienza delle valvole venose
Esiste una predisposizione genetica alla costituzione della debolezza delle pareti venose, oltre a fattori a rischio tipicamente femminili e alla posizione eretta che agevolano la patologia. Le vene, diversamente dalle arterie, non posseggono uno strato muscolare molto sviluppato, quindi la vena si dilata quando la parete tende a rilasciarsi, a causa di una quantità di sangue transitante superiore alla norma oppure per un suo rallentamento. Questo processo può essere contrastato dai muscoli che circondano la vena, ma se la loro spinta è insufficiente allora la dilatazione può divenire costante. L'evoluzione della malattia varicosa nella maggioranza dei casi è ascendente dal basso verso l'alto. La gravidanza, l'età e l'obesità rappresentano fattori di rischio specifici per le donne.

Prima che appaiano i tipici cordoni bluastri, è buona norma accorgersi dei campanelli di allarme quali i crampi notturni ed i gonfiori ai piedi e alle caviglie, pesantezza o dolore, formicolii agli arti ed ai piedi, raffreddamento di alcune zone delle gambe, colorazione giallo grigiastro della pelle, presenza di piccoli noduli sottopelle, facilità all'ematoma, pelle secca e lucida con comparsa di eczemi.

La sede di maggior presenza di varici è rappresentata dagli arti inferiori, specificatamente in individui con lunga permanenza eretta. Si presentano anche a livello faringe, dell'esofago, della vagina, della vulva, utero e testicoli.

La vena safena grande parte dal malleolo interno e raggiunge la cresta iliaca. La piccola vena safena e i suoi rami laterali si trova a livello dei polpacci.

Assicura il 90% del drenaggio venoso, soprattutto grazie alla pompa muscolare ma anche a quella articolare.

Permette il passaggio del sangue dalla rete superficiale a quella profonda. È suddivisibile in tre gruppi
gruppo DODD: faccia mediale della coscia, terzo medio
gruppo BOYD: faccia mediale della gamba, immediatamente sotto il ginocchio
gruppo COCKETT: tre vene perforanti sulla faccia mediale della gamba, nel terzo inferiore, a circa 7, 14, 18 centimetri dalla pianta del piede.

Le indicazioni principali risiedono nella postura non eretta e nell'utilizzo di calze elastiche. Beneficio sembra poter derivare anche dall'assunzione di dobesilato o tribenoside, applicabile localmente anche nella forma farmaceutica di crema. Nella forma radicale si ricorre all'intervento diretto sulla vena interessata attraverso iniezioni sclerosanti (scleroterapia) o l'utilizzo di eparinoide che tende a migliorare il microcircolo. In alcuni casi è necessario ricorrere alla tecnica chirurgica chiamata "stripping" per eliminare le vene malate.



La crossectomia consiste nella legatura della safena interna a raso della vena femorale comune e nella legatura di tutte le affluenti dell’arco safenico. La stessa cosa si può fare per la piccola safena effettuando la legatura a raso della vena poplitea. Questo intervento può essere eseguito da solo o associato allo stripping.
Lo stripping lungo consiste nell’eseguire una legatura della safena interna (o grande safena) o esterna (o piccola safena)  alla cross (crossectomia) e successivamente asportare l’asse safenico fino al malleolo.
Lo stripping corto si esegue per la safena interna. Consiste nell’asportazione della vena dall’inguine fino al ginocchio.
La scleroterapia consiste nella iniezione nella vena di una sostanza capace di innescare una flebite chimica e successivamente di obliterare la vena. L’obliterazione della vena ha gli stessi effetti della sua asportazione.
La laserterapia consiste nell’inserire nella vena una sonda Laser e successivamente bruciarla in modo da ottenerne una obliterazione simile a quella della scleroterapia.

Le norme igieniche più importanti da seguire per prevenire o limitare l'insorgenza della malattia varicosa, sono:
Camminare almeno un'ora al giorno;
Chi è costretto a prolungate posizioni in piedi, dovrebbe eseguire periodicamente esercizi ginnici di "allungamento";
Chi invece assume a lungo una posizione seduta, dovrebbe ogni tanto sgranchire le gambe;
Evitare la lunga esposizione al caldo;
Evitare bagni con acqua troppo calda;
Evitare di indossare calzature strette;
Indossare calze elastiche;
Dormire mantenendo una posizione dei piedi più alta rispetto alla testa;
Mantenere un peso corporeo nella norma;
Adottare una dieta ricca di Vitamina C e di fibre.
Esami:
Doppler per diagnosticare l'insufficienza venosa;
Ecocolordoppler per diagnosticare il flusso venoso profondo;
Manovra di Trendelenburg per esaminare la gamba e il flusso sanguigno dal circolo superficiale a quello profondo;
Pletismografia per verificare l'efficienza del sistema venoso;
Videocapillaroscopia per localizzare anche il più piccolo disturbo del sistema venoso;
Flebografia per diagnosticare una eventuale trombosi all'interno di un vaso sanguigno.
Fattori di rischio:
Ereditarietà che compare spesso nell'ambito della famiglia affetta da questo disturbo;
Sesso visto che le varici sono più frequenti nelle donne;
Età che è direttamente collegata con l'incidenza della malattia;
Difetti del piede e della postura
Utilizzo per almeno un periodo superiore a 5 anni di anticoncezionali orali
Obesità che provoca una modifica del ritorno venoso;
Stitichezza che ostacola il ritorno venoso;
Caldo che causa vasodilatazione;
Attività occupazionali che prevedono il mantenimento della stazione eretta per tempi prolungati;
Gravidanza a causa della variazioni ormonali.

Esse rappresentano una patologia frequente ma generalmente ben sopportata, per cui comunemente il paziente adotta spontaneamente rimedi come il riposo con gambe sopraelevate, calze elastiche, massaggi con opportune pomate. Solo in rari casi quindi le vene varicose giungono all'attenzione del medico.
Solamente l'1,1% dei maschi ed il 2,2% delle femmine vengono ricoverati per intervento chirurgico alle varici degli arti inferiori. Le sedi più frequentemente colpite sono rappresentate dalle vene superficiali degli arti inferiori.

Nella popolazione generale la malattia varicosa ha una frequenza del 15-30%, se si considera unicamente la degenerazione dei sistemi della vena Safena e delle sue collaterali; qualora si voglia estendere il concetto anche alle modeste varicosità di rilevanza solamente estetica, tale cifra arriva al 35%. Esiste una notevole differenza fra i vari Paesi: la malattia è molto più frequente in Europa che non in Africa o in Asia, dove si riscontra una prevalenza 10 volte inferiore.



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