venerdì 26 agosto 2016

PAURA DEI TEMPORALI



In autunno piogge e temporali tornano a presentarsi con maggiore frequenza. Si tratta di fenomeni naturali in grado di suscitare intense reazioni emotive, sia negli uomini che negli animali. Sono soprattutto i lampi di luce ed i forti rumori prodotti dai fulmini ad attrarre l’attenzione: molte persone apprezzano un tale spettacolo della natura, tanto che spesso si soffermano accanto ad una finestra a guardare di fuori, come ipnotizzati.

All’estremo opposto, c’è chi sviluppa delle vere e proprie fobie legate ai temporali. Brontofobia, astrafobia, tonitrofobia, ceraunofobia, cheimofobia sono termini che indicano una paura dei tuoni e dei lampi, percepita come eccessiva ed incontrollabile.

La ceraunofobia è una fobia specifica di tuoni e fulmini, comune nell'essere umano, specialmente tra i bambini e presente anche nei cani e nei gatti.

Altri termini utilizzati per indicare questa fobia sono la brontofobia, dal greco brontee (tuono) e la tonitrofobia, dal latino tonitrus (tuono), specifici dei tuoni, e la astrafobia, dal latino astrum (astro), relativo più genericamente a tuoni e fulmini.

I sintomi, come per le altre fobie, includono attacchi di panico, difficoltà respiratorie, tachicardia, sudorazione e nausea.

Molti di coloro che soffrono di ceraunofobia cercano di sfuggire alla causa della paura: durante un temporale i bambini si nascondono solitamente in luoghi senza finestre, come il sottoscala, l'armadio o sotto il letto. Analogamente, adulti e adolescenti adottano lo stesso meccanismo e cercano riparo in ogni luogo in cui non si vede né si sente il temporale.

Il trattamento, al pari delle altre fobie, consiste nell'esporre gradualmente il paziente alla fobia stessa, facendolo respirare lentamente.

Un altro sintomo piuttosto comune è l’ossessione per le previsioni del tempo. Chi soffre di questo tipo di fobie può restare incollato ai canali televisivi o ai siti internet che forniscono informazioni meteorologiche, durante tutto il periodo invernale. Si può arrivare a non uscire di casa, senza aver prima controllato le previsioni, poiché si vive con l’angoscia che il temporale possa scoppiare in qualsiasi momento.

I temporali hanno il potere di risvegliare paure ancestrali, legate alla nostra vita preistorica in un ambiente fondamentalmente ostile, con scarse protezioni. L’uomo ha imparato a temere tutto ciò che costituiva un pericolo reale per la sopravvivenza, compresi i fenomeni atmosferici capaci di provocare danni o morte.

Oggi, tuttavia, nella maggior parte dei casi, il temporale per noi non è veramente pericoloso. L’insorgenza di una fobia legata a questo evento, dovrebbe quindi indurci ad ulteriori riflessioni. Se, a causa del timore di tuoni e lampi, cominciamo ad evitare trasferte di lavoro o luoghi di villeggiatura, se in macchina ci blocchiamo al solo pensiero che tra poco pioverà, se continuiamo ad essere terrorizzati anche in casa nostra, allora dovremmo ricorrere alla consulenza dello specialista.

Le fobie specifiche, come quelle per i fenomeni atmosferici, sono legate ad esperienze di apprendimento disfunzionali, a volte talmente precoci da non essere ricordate, per cui il soggetto associa involontariamente la caratteristica della pericolosità ad una situazione innocua, imparando a temerla e ad evitarla. Così il disturbo può mantenersi inalterato anche per anni.



«In parte è un timore realistico che risale alla notte dei tempi, quando gli uomini si rifugiavano nelle caverne per ripararsi dalle intemperie», spiega uno psichiatra. «E proiettavano questa paura nella religione: era proprio la saetta l’arma principale di Zeus, il padre degli dei, per punire chi trasgrediva le regole».
Tutti i bambini chiamano la mamma nelle notti di tempesta, per farsi rassicurare. Ma ci sono adulti che continuano a sentirsi indifesi davanti a tuoni e lampi. Come se avessero ancora bisogno di essere protetti dai genitori. «Sono persone che di solito non hanno risolto l’ansia da separazione, cosa che di norma avviene all’età dell’ingresso alla scuola materna o elementare, quando si scopre il mondo esterno alla famiglia», continua l'esperto. «Oppure individui che hanno bisogno di controllare tutto: spesso esigono da se stessi e dagli altri un ordine ossessivo e non tollerano, perciò, eventi atmosferici che non padroneggiano».

«Se la crisi accade una decina di volte l’anno, basta distrarsi ascoltando musica (lo stereo e non la radio, durante un temporale è meglio spegnere gli apparecchi dotati di antenne)», consiglia lo psichiatra. Le note permettono di non concentrarsi sui rumori dei tuoni e di rilassarsi.
Il ricorso allo specialista è indicato quando la brontofobia interferisce troppo con la vita quotidiana. Per esempio, se la persona che ne soffre inizia a evitare trasferte di lavoro «per paura che là piova troppo», boicottando opportunità di carriera. O se elimina vacanze in località particolarmente soggette a piovaschi. O se vive nella costante preoccupazione che il temporale possa scoppiare in qualsiasi momento e tende a tapparsi in casa e a chiudere le tapparelle alla prima nuvola. Allora è indicata una psicoterapia cognitiva, che dura un anno circa. Possono essere prescritti anche farmaci ansiolitici, come le benzodiazepine.



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