Le Banche del Latte sono strutture sanitarie presenti in vari ospedali pubblici che hanno la funzione di assicurare una costante ed adeguata disponibilità di latte umano donato per i lattanti con specifici problemi clinici, in particolar modo i neonati pretermine, per i quali rappresenta parte integrante della terapia.
Le BLUD sono strutture sanitarie presenti in vari ospedali pubblici, correlate ai reparti di terapia intensiva e di patologia neonatale, che promuovono l'allattamento materno e la donazione del latte negli ospedali e sul territorio. A questo scopo raccolgono, conservano, controllano, trattano e distribuiscono gratuitamente il latte ai bambini che ne hanno bisogno, su motivata indicazione medica.“L’allattamento materno è lo standard di riferimento per la nutrizione dei nostri piccoli” premette Claudio Profeti: “il latte fresco della propria mamma è l’alimento migliore in assoluto per la salute e lo sviluppo di tutti i bambini, in particolare di quelli nati prematuri o con malattie. Se però per vari motivi il latte materno non è disponibile o non è sufficiente, per i bambini più fragili il latte di banca rappresenta il sostituto migliore e più sicuro”.
Il latte umano donato è utile soprattutto per i neonati pretermine e con problemi di salute.
I neonati pretermine, non avendo potuto completare in utero il loro sviluppo, alla nascita possono presentare vari problemi, come l'intolleranza alimentare ed una maggior suscettibilità alle infezioni. Il latte materno per loro sarebbe ideale. Purtroppo le mamme con il figlio ricoverato in terapia intensiva subiscono spesso un distacco prolungato dal neonato e sono soggette ad uno stress elevatissimo: due condizioni che possono provocare una riduzione notevole della lattazione fino farla cessare. In questi casi la disponibilità di latte di banca è strategica, per due motivi: pur essendo latte di un’altra mamma, è da preferire a quello artificiale perché è specie-specifico ed è evidentemente più sicuro; nonostante i trattamenti di sanificazione che lo rendono più povero rispetto al latte fresco, contiene molte sostanze preziose per la funzione dei vari organi e apparati e per la protezione da varie malattie. Oltre ai pretermine, possono trarre benefici dal latte umano donato altre categorie di lattanti, ad esempio i bambini con malattie gastrointestinali, metaboliche, cardiache, renali. Spesso infatti questi pazienti presentano ridotta tolleranza alimentare e necessitano di un alimento che sia il più equilibrato e digeribile possibile.
Le mamme donatrici sono mamme che hanno una produzione di latte superiore al fabbisogno del proprio figlio. Il più delle volte vengono a conoscenza della possibilità della donazione grazie a campagne informative e soprattutto al “passa parola” e, spinte dal desiderio di compiere responsabilmente questo generoso atto di solidarietà, si mettono in contatto con la banca. In una minoranza di casi, sono mamme che hanno il bambino ricoverato e, alla dimissione, lasciano alla banca il latte estratto in eccesso e non utilizzato.
Il latte umano donato è un alimento prezioso, ma può essere veicolo di agenti dannosi per i piccoli riceventi. Per questo le banche, seguendo specifiche linee guida, sottopongono le aspiranti donatrici ad un semplice ma accurato controllo medico. La donazione può avvenire se: la donna è in buona salute e non riferisce comportamenti o condizioni che rischino di trasmettere, con il latte, sostanze tossiche (droghe, farmaci, fumo di sigaretta ecc) o agenti infettivi, gli screening infettivologici (per HIV, epatite B e C, sifilide), effettuati con prelievo di sangue prima della donazione, sono negativi.
Una volta “arruolate”, le donatrici ricevono tiralatte e raccoglitori e vengono informate sulle corrette modalità di estrazione e conservazione del latte, in modo da preservarne più possibile le qualità biologiche e ridurre il rischio di inquinamento. La maggior parte delle banche effettua la raccolta programmata del latte a domicilio. Una volta giunto presso le banche, il latte viene sottoposto a test batteriologici, in più, per garantire il miglior compromesso tra sicurezza e qualità biologica, viene sempre pastorizzato e conservato a una temperatura di - 20°C. Solo a questo punto è ‘pronto all’uso’.
Ogni donna può donare per il tempo desiderato, anche se le donatrici ideali sono quelle che garantiscono una certa continuità di rapporto e una produzione complessiva accettabile, visti i costi sostenuti per le procedure di arruolamento, raccolta domiciliare, ecc. La quantità di latte fornita varia molto da donna a donna, poiché dipende dalla produzione e dal tempo che può essere dedicato all'estrazione. “Ma ogni goccia è importante, specialmente se è di madre che ha partorito prima del termine o da poche settimane” sottolinea il neonatologo: “il latte, in questi casi, ha caratteristiche ottimali per le esigenze dei neonati più fragili. In ogni caso, per soddisfare il più possibile i fabbisogni nutrizionali dei bambini molto piccoli o con problemi, il latte viene generalmente addizionato con integratori e per questo anche il latte donato da donne che hanno partorito da vari mesi, se “fortificato” in modo personalizzato, risulta adeguato ed è sempre da preferire al latte artificiale”.
Un concetto da chiarire è che il latte donato non è una “comoda alternativa” al latte materno per tutti, ma va dato solo a chi ne ha effettivo bisogno. “Considerati i costi elevati e la ridotta disponibilità, il latte donato viene destinato attualmente solo a neonati pretermine o patologici ricoverati in ospedale e a pazienti dimessi, ma in casi selezionati" puntualizza il pediatra. Per questo viene distribuito dalle banche in base a una scala di priorità, per il periodo strettamente necessario e in modo assolutamente gratuito. Se le donatrici aumentassero, potremmo usarlo per un numero maggiore di neonati, ad esempio per quelli fisiologici in attesa della montata lattea materna”.
Un altro concetto fondamentale è che la gestione del latte umano in Italia segue criteri di solidarietà e gratuità e quindi non è fatto oggetto di commercializzazione. Come invece sta succedendo con alcuni siti internet che, soprattutto negli Stati Uniti, promuovono scambi e vendite di latte materno: oltre ad essere una pratica discutibile da un punto di vista etico, è anche rischiosa per il ricevente, poiché in genere si tratta di latte non controllato e quindi non sicuro.
Molto frequentemente le mamme preferiscono avere una piccola scorta per eventuali emergenze, diciamo pure per scaramanzia, nel caso in cui ad esempio si debbano improvvisamente separare dal bambino.
In altri casi invece il latte viene conservato in vista di un precoce rientro al lavoro, in modo da poter continuare a nutrire il proprio bambino con il latte materno nonostante la mamma non sia presente, oppure la mamma si tira il latte proprio mentre è al lavoro, e poi lo porta a casa da somministrare al bambino il giorno successivo mentre lei sarà assente.
Più raramente, per fortuna, altre mamme devono tirarsi il latte e conservarlo perché il loro bambino è malato o è ricoverato in ospedale e non è in grado di alimentarsi da solo direttamente al seno.
La conservazione e il suo successivo uso del latte materno è semplice, specialmente rispetto alla preparazione corretta del latte artificiale.
Bisogna scegliere dei contenitori in plastica o in vetro, che sia possibile chiudere e che siano semplici da lavare.
Sono stati fatti degli studi per capire se sia meglio usare contenitori in plastica o in vetro: in realtà entrambe i materiali hanno pregi e difetti che si compensano, quindi potete utilizzare quello che vi è più comodo. Non è necessario sterilizzarli, basta lavarli con cura con acqua calda e sapone e poi risciacquare con abbondante acqua calda.
In commercio esistono diversi tipi di contenitori adatti allo scopo, si trovano in farmacia o nei negozi di articoli per bambini. Se ne trovano sia fatti a sacchetto (tipo i sacchetti per il freezer) sia dei barattoli che si avvitano direttamente al tiralatte, in modo da non dover fare travasi. Se vi spremete il seno con le mani potete spremere il latte direttamente nel contenitore.
La capienza dei recipienti dipenderà anche dall’uso che fate del latte tirato. Se è solo per “emergenze” è conveniente utilizzare contenitori piccoli, diciamo intorno ai 50 ml, per evitare sprechi. Se invece è per alimentare regolarmente un bambino, ad esempio nel caso della mamma al lavoro, sarà meglio utilizzare contenitori più grandi, ad esempio da 100 ml 0 200 ml, in base all’appetito del vostro bambino, perché l’eventuale residuo potrà comunque essere utilizzato alla poppata successiva.
A meno che usiate il latte tirato nell’arco di breve tempo, il latte dovrà essere congelato. Sul contenitore andrà messa un’etichetta che riporta la data del tiraggio. Quando sarà necessario usare il latte, si prenderà il contenitore con la data più vecchia.
Nello stesso contenitore si potrà mettere il latte di più sessioni di tiraggio e/o spremitura a patto che avvengano nell’arco di 24 ore. Ad esempio se si estraggono 20 ml al mattino, 40 ml al pomeriggio, 30 ml la sera e magari altri 30 ml la notte, si possono mettere questi 120 ml totali in un unico contenitore.
L’unica accortezza da seguire è quella di raffreddare il nuovo latte appena tirato prima di aggiungerlo a quello già presente nel contenitore.
A casa, il latte si può conservare anche a temperatura ambiente (massimo 25°C) fino a 8 ore.
In frigorifero il latte dura molto di più, se la temperatura è costante (massimo 4°C) può durare fino a 96 ore (cioè 4 giorni).
Il problema è che il frigorifero di casa non ha una temperatura sempre costante, a causa delle aperture e chiusure della porta. Per questa ragione è buona norma mettere il latte conservato lontano dalla porta del frigo e nel punto più in basso, dove la temperatura dovrebbe subire minori sbalzi.
Se non siete sicure di questo aspetto o se il frigo viene aperto molto spesso, potete ridurre il tempo di conservazione in frigorifero.
In congelatore il latte dura ovviamente ancor di più, ma dipenderà dal tipo di congelatore. Nella celletta del congelatore interna al frigorifero, il latte si conserva per due settimane.
In un congelatore separato dal frigo che raggiunga la temperatura di -15°C il latte si conserva 3 mesi.
In un congelatore più potente, di quelli che arrivano almeno a -19°C, il latte si conserva per 6 mesi.
Anche in questi casi è bene tenere il latte nel punto più lontano dalla porta del congelatore per limitare gli sbalzi termici.
Per sapere a che temperatura arriva il vostro congelatore, oltre che consultando la scheda tecnica o il libretto di istruzioni, potete comprare un termometro da frigorifero che costa pochi euro e vi permette di essere certe della capacità di raffreddamento del vostro congelatore..
L’aspetto su cui tutti concordano è che non bisogna esporre il latte a temperature eccessive, per non “rovinarlo” e per scongiurare il rischio di scottature. Quindi niente acqua caldissima del rubinetto o pentolini di acqua bollente.
Se si prevede con un giorno di anticipo di utilizzare il latte congelato, si può semplicemente trasferire in frigorifero e nell’arco di una giornata si scongelerà.
Nei casi di emergenza si potrà scongelare sotto un getto di acqua calda (non bollente!) del rubinetto o a bagnomaria (sempre facendo attenzione alla temperatura dell’acqua che non deve mai scottare).
L’uso del microonde per scongelare o riscaldare il latte è controverso. Indubbiamente è pratico e veloce, ma se usato in maniera inappropriata (potenza troppo alta o tempi troppo lunghi) farà letteralmente bollire il latte con il risultato che scotterà (e ci si metterà del tempo prima di portarlo a una temperatura adatta al consumo) e che si perdono molte delle sue proprietà. Se dopo aver fatto varie prove (con potenze basse del microonde per limitare i rischi sopraesposti) trovate la combinazione giusta per scongelare il latte con il microonde, ricordatevi sempre di agitare molto bene il contenitore del latte, perché il microonde riscalda gli alimenti in maniera non omogenea per cui è facile che il latte al centro del contenitore sia molto più caldo di quello più esterno.
Il latte scongelato a volte ha un colore un po’ strano, giallino, oppure si vede in superficie uno strato più denso e di colore diverso. Nessun problema, il latte non è andato a male! Si sono semplicemente separati i grassi del latte (in pratica è venuta su la “panna”). Basterà agitare il contenitore per rimescolare il tutto.
Ovviamente il latte, una volta scongelato, dovrà avere una temperatura di circa 36°C-37°C prima di essere dato al bambino.
Il latte scongelato si può conservare in frigorifero per 24 ore al massimo e non può essere ricongelato.
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