Il termine triage deriva dal verbo francese "trier" e significa scegliere, classificare e indica quindi il metodo di valutazione e selezione immediata usato per assegnare il grado di priorità per il trattamento quando si è in presenza di molti pazienti.
L’applicazione del triage nel Pronto Soccorso è motivata dall’aumento progressivo degli utenti che vi afferiscono, soprattutto di casi non urgenti. Tale metodo consente di razionalizzare i tempi di attesa in funzione delle necessità dei pazienti, utilizzando quale criterio di scelta le condizioni cliniche degli stessi e non il criterio dell’ordine di arrivo.
A livello ospedaliero, la funzione di triage è attivata nelle unità operative di pronto soccorso-accettazione con oltre 25.000 accessi per anno e nei presidi che, pur essendo al di sotto dei 25.000 accessi, si trovano ad operare in condizioni di flussi periodicamente elevati ed irregolari (turismo stagionale, fiere, manifestazioni, ecc.).
Il triage è svolto da personale infermieristico esperto e specificatamente formato che, valutando i segni ed i sintomi del paziente, identifica le condizioni potenzialmente pericolose per la vita ed attribuisce un codice di gravità al fine di stabilire le priorità di accesso alla visita medica. L'infermiere, presente nella zona di accoglimento del pronto soccorso, opera sotto la supervisione del medico in servizio e secondo protocolli predefiniti e approvati dal responsabile del pronto soccorso o del dipartimento di emergenza-urgenza (D.E.A.).
Il triage, inoltre, viene messo in pratica ogniqualvolta si verifica un'insufficienza dei mezzi e del personale rispetto ai soggetti che hanno bisogno di aiuto. Questo caso si può verificare tanto in caso di calamità, di disastri o di grandi eventi, cioè le situazioni previste dalla Protezione Civile, quanto in un Pronto Soccorso. In caso di situazioni straordinarie, tipiche della medicina delle catastrofi, il triage è funzionale a far sì che tutto l'impianto del soccorso funzioni efficientemente per salvare il maggior numero di persone, dovendo a volte scegliere di dirigere le cure solo verso chi, soccorso prontamente, ha più probabilità di sopravvivere.
Gli obiettivi del Triage sono:
Assicurare immediata assistenza al malato che giunge in emergenza;
Indirizzare alla visita medica i pazienti secondo un codice di priorità;
Identificare le priorità e l'area più appropriata di trattamento;
Smistare i pazienti non urgenti;
Ridurre i tempi di attesa per la visita medica (anche se per i pazienti meno gravi - codici bianchi - con il triage i tempi d'attesa sarebbero più lunghi se confrontati a un accesso alla sala visita basato sul semplice ordine d'arrivo in pronto soccorso);
Ridurre lo stato d'ansia;
Migliorare la qualità delle prestazioni professionali del personale in Pronto Soccorso;
Valutare periodicamente le condizioni dei pazienti in attesa;
Fornire informazioni sanitarie ai pazienti e ai loro familiari.
In situazioni di calamità (medicina delle catastrofi), un triage preliminare viene effettuato direttamente dai primi soccorritori direttamente nel sito dell'evento. Tale triage, detto triage rapido, viene poi rivisto all'arrivo al posto medico avanzato. La segnalazione del codice di gravità, in tali situazioni, viene effettuata normalmente con delle specifiche Triage Tag, dei braccialetti colorati e delle schede di accompagnamento che vengono assegnate ai feriti in attesa di evacuazione sanitaria.
Il metodo del triage usa un codice colore per rendere universalmente identificabile l'urgenza del trattamento per ogni singolo soggetto. Questo codice colore si compone, in ordine di gravità, di quattro classi principali: bianco, verde, giallo e rosso. Il codice nero, considerato successivo al rosso, non identifica uno stato di gravità, ma un soggetto deceduto e non viene quindi generalmente esposto in forma pubblica. I codici colore possono cambiare da una nazione all'altra e all'interno di diversi protocolli di intervento.
L’accesso alla visita medica non è quindi per ordine di arrivo ma secondo una scala d’urgenza. Scala dell’urgenza che utilizza un sistema di codice colore: codice rosso per l’imminente pericolo, di vita ad esempio l’arresto cardiaco. Codice giallo per la situazione critica con possibile rischio evolutivo, come l’attacco d’asma; poi troviamo il codice verde per la situazione poco critica, senza rischio evolutivo, ad esempio la distorsione di caviglia. Infine troviamo il codice bianco che si utilizza per la patologia non critica, ambulatoriale come il raffreddore.
L'attivita' del triage si articola in:
accoglienza:
raccolta di dati, di eventuale documentazione medica, di informazioni da parte di familiari e/o soccorritori, rilevamento parametri vitali e registrazione;
assegnazione codice di gravità:
tali codici, in analogia con i criteri definiti dal decreto del Ministero della Sanità del 15 maggio 1992, articolati in quattro categorie ed identificati con colore sono:
codice rosso: molto critico, pericolo di vita, priorità massima, accesso immediato alle cure;
codice giallo: mediamente critico, presenza di rischio evolutivo, possibile pericolo di vita;
codice verde: poco critico, assenza di rischi evolutivi, prestazioni differibili;
codice bianco: non critico, pazienti non urgenti;
I pazienti in attesa della visita medica possono variare (migliorare o peggiorare) le proprie condizioni cliniche, è quindi parte integrante dell’intero processo di triage la rivalutazione periodica della congruità dei codici colore assegnati.
Di solito all'interno del Pronto Soccorso, viene data la precedenza ai bambini, alle persone anziane e alle donne in stato di gravidanza, indipendentemente dai loro sintomi.
Il Codice Bianco è soggetto al pagamento del ticket di 25 euro per la prestazione di Pronto Soccorso, ad eccezione di determinate categorie, come i disoccupati, gli invalidi, i titolari di pensioni minime o sociali, le persone con più di 65 anni di età e sotto ad un certo limite di reddito, le persone in possesso di una esenzione per patologia ed i bambini fino ai 14 anni. Ogni Pronto Soccorso ha la facoltà di decidere in che modo applicare la suddetta normativa.
In ambito ospedaliero possono essere utilizzati altri due colori:
Codice Nero: decesso - il paziente non è rianimabile
Codice Arancione: il paziente è contaminato
Esiste anche il Codice Blu (funzione vitale compromessa), che viene dato in ambito extraospedaliero dal personale di soccorso che sta attuando manovre di rianimazione quali il basic life support o la defibirillazione con defibrillatori automatici (DAE). Generalmente, un codice blu viene attivato in assenza del medico.
Il codice arancione va applicato quando c'è un'emergenza NBCR (Nucleare Biologico Chimico Radiologico), e si utilizza il protocollo di triage all'inverso, giacché le persone coinvolte che sono state per meno tempo esposte all'agente contaminante hanno - percentualmente - più possibilità di sopravvivenza.
Esistono anche forme di triage psicologico, attuati all'interno dei protocolli di medicina delle catastrofi, che sono finalizzati ad una valutazione rapida dello stato di scompenso ideoaffettivo nelle vittime di situazioni di crisi e calamità. La loro classificazione prevede l'uso della scala "Psi1-Psi2-Psi3", come sottospecificazione del codice-colore sanitario (ma solitamente si assegnano i codici Psi solo in caso di codice verde sanitario).
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