martedì 19 aprile 2016

LE MAMME NONNE



Le attuali condizioni socio-economiche, la modificazione del ruolo della donna nella società e i progressi delle tecniche di fecondazione assistita, stanno favorendo sempre più un ampliamento del periodo dell’età “riproduttiva”. Oggi ci si domanda, peraltro, fino a che punto sarà lecito arrivare, e alcuni casi di rilievo sulla stampa alimentano la discussione. La storia e la leggenda hanno attribuito gravidanze in età molto avanzata ad alcune “super-donne”, dalla Bibbia con il personaggio di Sara che con i suoi 100 anni risulterebbe la puerpera più vecchia del mondo, oppure un caso riportato storicamente di una signora polacca, tale Margaret Krasiowa, che nel 17settesimo secolo avrebbe concepito e partorito due figli oltre i 90 anni.

Oggi si va via di casa tardi, si trova lavoro a 30 anni e la maggior parte delle coppie inizia a pensare di avere un figlio intorno ai 32 anni. Inoltre, complice il fatto che le donne a 35 anni hanno un fisico da ragazzine, l’idea che serpeggia è che anche e 40 anni c’è sempre tempo per decidersi. Ma non è proprio così: il numero di ovuli che ha una 35enne di oggi, infatti, è lo stesso di una 35enne di 100 anni fa.

Insomma, nulla è cambiato e l’orologio biologico scandisce il tempo che passa esattamente come è sempre stato. Gli esperti concordano: l’età giusta per avere un figlio rimane quella tra i 25 ed i 35 anni: superata questa soglia i rischi inevitabilmente aumentano, anche a causa dell’avvicinarsi della menopausa.

In Italia, stando ai dati Istat, l'età media del parto è cresciuta parecchio, passando dai 29,1 anni del 1991 ai 31,4 anni del 2011: numeri che fanno delle italiane le mamme "più anziane" d'Europa, visto che nel vecchio continente l'età della maternità è ferma attorno ai 30 anni e solo in Svizzera le donne fanno figli tardi quanto noi. Secondo l'ultimo rapporto "Centro di Assistenza al Parto - Analisi dell'evento nascita" curato dal Ministero della Salute, i livelli più elevati di fecondità si concentrano al Nord nelle Province Autonome di Trento e Bolzano e nel Mezzogiorno in Campania e Sicilia. Le regioni in assoluto meno prolifiche sono invece Sardegna, Basilicata e Molise. Per quanto riguarda l'età, gli ultimi dati confermano per le italiane una percentuale di oltre il 60% dei parti nella classe di età tra 30-39 anni. La regione con il maggior numero di parti di donne over 40 è la Sardegna (10,48%) seguita dalla Liguria (9,61), dal Lazio (9,42%) e dalla Toscana (8,85%). Le primipare attempate con più di 40 anni sono solo il 5,97 in Sicilia, il 5,84% in Calabria e il 5,68% in Campania. In queste tre regioni, circa il 36% dei parti riguarda donne tra i 20 e i 29 anni: un dato che conferma il fatto che quando non si lavora, come spesso accade nelle regioni del Sud Italia, i figli si fanno prima. 

Secondo i dati di un recente studio svolto dall'Università di Adelaide, in Australia, e pubblicato su "Human Reproduction", l'era delle mamme over 35 è legata a doppio filo ai lavoretti e agli impieghi precari. Stando ai dati dello studio, le donne che hanno accumulato impieghi temporanei hanno meno probabilità di avere avuto il primo figlio all'età di 35 anni. Inoltre, più tempo è passato in attesa di un impiego stabile, più aumenta la probabilità che una giovane sia arrivata ai 35 anni senza figli. 

Ma non sempre il lavoro è alla base di una maternità ritardata. Qualche volta si ha alle spalle una gravidanza interrotta perché è arrivata al momento sbagliato. Altre volte si rimanda il tema figli perché non ci si sente pronte. Spesso si fa fatica a trovare la persona giusta, per cui si tende ad aspettare finché non si conquistano le certezze date da un rapporto stabile.  

Un interessante studio dimostra come le maggiori risorse socio-economiche e psico-emotive di una donna che diventa madre più tardi, assieme alla motivazione e alla scelta consapevole di maternità, compensano altamente gli eventuali maggiori rischi delle malattie e permettono una gravidanza fisiologica e un parto normale. Dunque, più che l'età anagrafica conta lo stato di salute della donna, il suo stile di vita e soprattutto le sue capacità reattive. La gravidanza accende i canali biologici e le competenze endogene. Il maggior produttore degli ormoni della gravidanza non è la donna, ma il bambino con la sua placenta. "Lui ringiovanisce il corpo della mamma, lo modifica, lo rende morbido, capace di aprirsi alla gravidanza e al parto" .

In Italia si tratta di una realtà concreta e anche per certi versi eccezionale. Il nostra paese detiene infatti il record europeo di mamme over 40, doppiando quasi i paesi con tendenze simili. Un figlio su cinque é frutto cioè di una maternità tardiva, scelta che, per motivi economici e sociali ma anche psicologici, é intrapresa sempre più in occidente. Se si tratta del primo figlio, ovviamente, questa tendenza richiede una maggiore attenzione: la difficoltà di rimanere incinta e i possibili rischi per feto e donna aumentano. Ma anche la consapevolezza, il desiderio, la maturità e, probabilmente, la stabilità economica ed emotiva che una mamma "tardiva" può offrire. 

Riuscire a rimanere incinta a 40 anni é probabilmente il più grosso problema che deve affrontare una donna, sempre più vicina alla menopausa. Se a 23 anni, ogni ovulazione ha il 28% di probabilità di trasformarsi in gravidanza, a 40 ne ha il 12%, e queste scendono drasticamente di anno in anno. Gli ovociti, di numero finito (determinato dal codice genetico) non solo diminuiscono, ma peggiorano di qualità, perchè invecchiano. Inoltre ovaie, utero ed endometrio sono meno ricettivi. 

Restare incinta diventa più difficile e donne poco fertili prima dei 40 avranno più probabilità di fallimento anche ricorrendo a tecniche di fecondazione artificiale.
Una donna sana prima dei 40 anni può avere un aborto spontaneo nel 12% dei casi. Dopo i 43 anni questa probabilità raddoppia.
Fibromi o alterazioni pretumorali sono più frequenti.
Sebbene una quarantenne di oggi goda spesso di ottima salute (rispetto a una donna matura di 30 anni fa) l'età si fa sentire. I rischi di ipertensione, gestosi (o preeclampsia, ovvero ipertensione e altre complicazioni anche dolorose, che a volte influiscono anche sullo sviluppo del feto), disfunzioni della tiroide, problemi di coagulazione del sangue e diabete aumentano.L'età della madre rappresenta un fattore di rischio per l’insorgenza di anomalie cromosomiche come la Sindrome di Down (1 bambino su 35 dopo i 45 anni).
Una donna di 40 anni, per quanto sia giovanile e dinamica, ha - in generale - oggettivamente meno forza e meno energie mentali e fisiche




Con le dovute eccezioni, capire un figlio - e la società in cui cresce - quando si invecchia diventa spesso più difficile quando le generazioni che ci separano da lui aumentano.

Senza voler in alcun modo prendere posizione su una scelta così  centrale e privata nella vita di una coppia o di una donna, vanno però analizzate e illustrate le problematiche che possono presentarsi per la donna e per il nascituro in caso di gravidanze in età che dal punto di vista dell’ostetricia sono considerate “avanzate”. Tradizionalmente, dal punto di vista ostetrico, una donna che intendesse ,oltre già i 35 anni ,intraprendere una gravidanza veniva definita “attempata”; ora, dato l’innalzamento dell’età riproduttiva media, tale definizione appare oramai superata e più correntemente si utilizzano le definizioni di “età avanzata” per le donne oltre il 40 anni e di “età molto avanzata” per le donne dai 45 anni in avanti, comprese donne oltre i 50 che ricorrono a ovodonazione o fertilizzazione in vitro.

Nel mondo occidentale negli ultimi anni, sono aumentati esponenzialmente i tentativi di fecondazione assistita e la percentuale di gravidanze intraprese e condotte a termine in donne in età superiore ai 40 anni. Questa situazione è sicuramente molto legata a modificazioni dello stile di vita e di posizione lavorativa e sociale della donna. In passato, le gravidanze oltre i 40 anni erano, perlopiù accidentali e in donne che avevano già figli. Nel corso, invece, delle ultime decadi , perlomeno nei paesi occidentali, si è assistito ad una modificazione delle donne nell’approccio alla maternità, con una scelta volontaria di procrastinare la prima gravidanza dopo i 35 anni e spesso anche dopo i 40. Alcuni dati: negli USA tra il 1991 e il 2001 la percentuali di “primi nati” è aumentata del 36%  nella fascia di età tra i 35 e i 39 anni e del 70% nella fascia tra i 40 e i 44 anni. Nel periodo tra il 1980 e il 2004 si è assistito quindi ad un incremento nell’incidenza delle gravidanze di 2 volte tra le 30enni, di 3 volte nelle 35enni e di quasi 4 volte tra le 40enni; alcune gravidanze anche descritte nella fascia tra i 50 e i 55 anni. Simile il trend anche in altri paesi occidentali.

Nell’analisi delle possibili difficoltà e/o rischi nell’intraprendere e condurre a termine una gravidanza (a qualsiasi età) per prima cosa è importante considerare lo stato della madre, ad esempio se è in sovrappeso, se è fumatrice, se è bevitrice anche occasionale, quale è il suo consumo di caffeina, se ha intolleranze alimentari, se ha eventuali alterazioni ormonali e altri fattori o patologie che possono rendere più difficoltoso il concepimento o il portare avanti una gravidanza o rappresentare un potenziale pericolo per la salute del nascituro oltre che della madre stessa. L’avanzare dell’età può essere un elemento in grado di condizionare la capacità di concepimento, o può essere causa di aborti, in gran parte di origine cromosomica o anche causa di possibili gravidanze extrauterine.

Tende, inoltre, a crescere anche l’incidenza di alcune complicazioni della gravidanza quali il distacco di placenta, la placenta previa (ovvero che si presenta davanti al collo uterino) e il travaglio prematuro. Aumenta, quindi, anche il ricorso a parti con taglio cesareo, comportamento riscontrabile anche in paesi di diverso livello economico e sanitario. Vi è inoltre una incidenza maggiore di diabete, stati ipertensivi (sia di tipo cronico che dovuti alla gravidanza – eclampsia / pre-eclampsia) e di alcune patologie principalmente  a carico del sistema cardiovascolare.

Al quadro indicato, fortunatamente, si contrappone e va considerata una crescente sensibilizzazione al tema e maggiore attenzione delle strutture ginecologiche, al monitoraggio di ogni situazione critica per una corretta gestione di eventuali problematiche.
In conclusione, affrontare una prima maternità oltre i 40 anni, nella cosiddetta “età ostetrica avanzata”, può presentare alcune difficoltà che però oggi non rappresentano certo un ostacolo ad una scelta consapevole e sentita da parte della donna e della coppia.

Nonostante ciò, è stata fatta una interessante scoperta dal team della University of Southern California, pubblicata sulla rivista Fertility and Sterility.

Secondo la ricerca, un figlio in tarda età può essere una "buona terapia” per combattere e/o prevenire il tumore all’ovaio. La ricerca ha coinvolto 500 donne con un tumore ovarico e 700 donne sane.

Il risultato? Il tumore ha un’incidenza minore nelle donne che hanno avuto un figlio in tarda età: le mamme che hanno avuto il primo figlio dopo i 35 anni hanno mostrato una diminuzione del rischio del 58%; la percentuale tende a diminuire con il diminuire dell’età.
Inoltre è stato osservato un legame anche tra il numero di figli avuti ed il rischio di neoplasie.
Secondo i medici un ruolo fondamentale è da assegnare agli ormoni progestinici ma anche al fatto che l’espulsione della placenta aiuta a ripulire le pareti uterine dalle cellule morte e/o invecchiate.

Quasi sempre un figlio primogenito nato da una mamma over 40 é un bambino fortemente voluto. Questo inciderà molto sia sulla tranquillità della gestazione (dal punto di vista psicologico, naturalmente) sia sull'equilibrio e la consapevolezza della mamma, che vivrà sicuramente con meno ansia e frustrazione di una giovane donna che ancora sta completando le sue scelte.

Le donne che affrontano una gravidanza dai 35 anni in poi sarebbe esposte in maniera minore a disturbi tipici come depressione, ansia e problemi respiratori.

Diventare mamme a 40 anni può far ringiovanire. Una donna che "ricomincia" la sua vita con un bambino deve trovare e di fatto trova nuove energie, maggior contatto con persone più giovani, una prospettiva di vita più moderna.

I benefici a livello psico-fisico legati alla gravidanza sono reali a qualsiasi età. La particolare situazione ormonale protegge la donna gravida nei confronti di alcune forme di patologia del seno, rappresenta una forma di terapia dell'endometriosi e ha effetti positivi sull'equilibrio psico-affettivo.





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