La stagione primaverile è decisamente controversa per quanto riguarda l'influenza che ha sul nostro organismo. Se alcune persone durante i mesi primaverili si sentono pervasi da una ritrovata energia anche grazie all'aumento delle ore di luce, viceversa in altri riaffiorano malesseri decisamente soggettivi, ma in qualche modo assai comuni. Prime su tutte le reazioni allergiche.
Debolezza, irritabilità, ansia, insonnia e a volte persino depressione sono le sintomatologie negative più comuni durante i mesi primaverili e nei soggetti più sensibili, ma spesso si manifestano anche ipertensione, ulcere e cefalee. Secondo la teoria dei cinque movimenti energetici della Medicina Tradizionale Cinese, il nostro corpo è in sintonia con le energie della Natura quando ci troviamo in uno stato di buona salute.
Ogni stagione è correlata ad un elemento, il legno per la Primavera: fegato, cistifellea, occhi, tendini e muscoli sono gli organi corrispondenti all’elemento legno. Se dunque non siamo in armonia con le energie della Natura, in Primavera possiamo avvertire dei disturbi a questi organi. Sempre secondo la Medicina Cinese, la Primavera è collegata all'organo Fegato, il suo colore è il verde, il suo sapore acido, la sua emozione la collera e la sua caratteristica atmosferica il vento. Proprio le frequenti situazioni ventose e gli sbalzi termici possono acutizzare i nostri malesseri e/o patologie: ad esempio è statisticamente dimostrato un aumento dei casi di ictus nei giorni ventosi. In questa stagione il fegato è più ricettivo ed è quindi quantomai importantissimo averlo in salute.
Particolarmente esposte ai disturbi primaverili sono le donne, colpite dal disagio circa sei volte più degli uomini.
A tracciare il quadro è Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria e direttore del Dipartimento di neuroscienze dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano. Spiega Mencacci, "i disturbi di stagione sono legati alla modificazione della quantità di luce, che induce cambiamenti a livello cerebrale". Com'è noto, i passaggi più difficili da sopportare sono quelli legati all'avanzare della stagione fredda: con le temperature in discesa e il numero di ore di luce che si riduce progressivamente, ma anche il passaggio dall'inverno alla primavera non è indolore. Quando si va verso il freddo, i sintomi sono soprattutto stanchezza, sonnolenza, perdita di concentrazione e aumento del consumo di carboidrati, mentre l'arrivo della primavera porta con sé, oltre alla stanchezza e al calo di concentrazione, l'irritabilità, l'irascibilità e un aumento dell'ansia. "Si tratta di disturbi affettivi che, in realtà, ci mostrano come siamo in collegamento con i ritmi della natura più di quanto non crediamo", sottolinea Mencacci. Insomma, come le piante sono in fermento non appena "sentono" la bella stagione, anche a noi capita più o meno la stessa cosa. Non solo. L'arrivo della primavera e i fastidi tipici di questa stagione pesano in modo particolare "anche su quel 10% della popolazione afflitto da disturbi dell'umore, circa 5-6 milioni di persone, di cui il 40% soffre in modo particolare proprio i passaggi stagionali, con manifestazioni che vengono considerate un peggioramento".
Chi soffre d’ansia può risentire di questa aumentata attivazione reagendo molto intensamente e sfavorevolmente e subendo un complessivo peggioramento della sintomatologia, a volte anche in corso di terapia farmacologica.
Oltre a queste cause di natura fisica/organica c’è anche un altro motivo, di ordine psicologico e più complessivo, che fa peggiorare l’ansia nei cambi di stagione: l’ansioso tende a cercare costantemente un equilibrio che gli consenta di restare il più possibile indisturbato e tranquillo, equilibrio che di solito raggiunge evitando il più possibile le novità, i cambiamenti, gli stimoli che richiedano un riadattamento.
In primavera il clima diviene instabile, un giorno c’è il sole e fa caldo e il giorno seguente piove e fa freddo, e questo mette a dura prova l’equilibrio dell’ansioso che deve riadattarsi continuamente a condizioni che mutano e che si trova a fronteggiare stimoli fisici fastidiosi che possono innescare in lui reazioni ansiose soprattutto se tende ad essere molto concentrato sul proprio corpo e alle sensazioni che prova.
Dal punto di vista fisiologico l’aumento delle ore di luce e della sua intensità porta ad una maggiore produzione di cortisolo (il cosiddetto “ormone dello stress”) che l’organismo secerne per far fronte all’aumentato fabbisogno di energia che segue la fine dell’inverno e l'allungamento del periodo di luce giornaliero. Questa variazione può provocare conseguenze negative in tutte le persone, causando nervosismo, insonnia, inappetenza e sbalzi d’umore, ma provoca conseguenze peggiori in chi già soffre di un disturbo ansioso (e/o depressivo).
Oltre al cortisolo aumenta anche la produzione di melatonina e la quantità di serotonina in circolo, proporzionalmente all’esposizione alla luce solare, determinando variazioni biochimiche anche brusche che possono portare all’aumento dell’attivazione fisiologica che provoca maggiore disagio nei soggetti che soffrono di ansia.
Dal punto di vista psicologico ciò che incide è l'interpretazione dell'insieme di fattori fisici che si modificano e dei loro effetti diretti sul corpo: l’aumento della luminosità, le variazioni dell’umidità, il caldo e il freddo che si alternano possono spaventare in particolare chi soffre di attacchi di panico e chi presenta sintomi ansiosi di natura respiratoria (fame d’aria, sensazione di respirare male e di non riuscire a riempire e/o a svuotare del tutto i polmoni) o pseudo-neurologici (vertigini, sensazione di testa gonfia/leggera, paura di svenire per abbassamento della pressione).
I cambiamenti climatici che si verificano con l’inizio della primavera e dell’autunno incidono direttamente sia sulla psicofisiologia sia sulla psiche delle persone e le reazioni che ne derivano sono sia altamente individuali, sia correlate alla presenza di disturbi ansiosi e dell’umore.
In linea generale chi si trova a disagio in questi momenti di passaggio può intervenire per quanto riguarda gli effetti di luce e temperatura:
regolando la propria esposizione alla luce rendendola progressiva e utilizzando occhiali da sole nelle ore in cui l'illuminazione è per lui eccessivamente fastidiosa;
indossando abiti che gli consentano di non accaldarsi eccessivamente e di prevenire l'innesco di quelle sensazioni fisiche che possono portarlo all'attacco di panico, ai giramenti di testa, all'impressione di svenire o di respirare male, che spesso sono direttamente legate all'aumento della temperatura percepita.
E’ importante che chi soffre di un disturbo d’ansia non sottovaluti il fatto che una parte del suo malessere dipende anche da ciò che succede nel suo corpo, oltre che nella sua mente, e che quindi non c’è motivo di spaventarsi o di pensare ad un peggioramento stabile dell’ansia.
Questo vale soprattutto per le persone in terapia con psicofarmaci, che possono cercare di non preoccuparsi eccessivamente affrettandosi a rivolgersi al proprio curante per un aggiustamento della posologia.
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