La polmonite è una malattia comune in tutta la storia umana. I sintomi furono descritti da Ippocrate di Coo (c. 460 a.C. - 370 a.C.).
Maimonide (1135-1204 d.C.) osservava che: "i sintomi di base che si verificano nella polmonite e che non mancano, sono i seguenti: febbre acuta, dolore pleurico nel fianco, brevi respiri rapidi e tosse". Questa descrizione clinica è molto simile a quelle che si trovano nei libri di testo moderni e riflette il grado di conoscenze mediche tra il Medioevo e il XIX secolo.
Edwin Klebs, nel 1875, fu il primo a osservare batteri nelle vie aeree di persone morte di polmonite. I primi studi che permisero di identificare le due più comuni cause batteriche, ovvero lo Streptococcus pneumoniae e la Klebsiella pneumoniae, furono realizzati da Carl Friedländer e Albert Fraenkel, rispettivamente nel 1882 e nel 1884. Lo studio iniziale di Friedländer introdusse la colorazione di Gram, un test di laboratorio fondamentale e ancora oggi utilizzato per identificare e classificare i batteri. Hans Christian Gram descrisse la procedura nel 1884 e permise di differenziare i due batteri, dimostrando che la polmonite poteva essere causata da più di un microrganismo.
William Osler, conosciuto come "il padre della medicina moderna", si rese conto della gravità e della disabilità causata dalla polmonite, descrivendola come il "capitano degli uomini di morte" nel 1918, quando superò la tubercolosi come una delle principali cause di decesso. Questa frase fu originariamente coniata da John Bunyan in riferimento proprio alla tubercolosi. Osler descrisse anche la polmonite come "amica del vecchio", infatti la morte è spesso rapida e indolore.
Gli sviluppi della medicina avvenuti durante il XX secolo, hanno migliorato sensibilmente la prognosi per le persone affette da polmonite. Con l'avvento della penicillina e di altri antibiotici, delle moderne tecniche chirurgiche e della terapia intensiva, la mortalità per polmonite si è avvicinata al 30%, calando precipitosamente nel mondo sviluppato. La vaccinazione dei bambini contro l'Haemophilus influenzae di tipo B è iniziata nel 1988 e ha portato a un drastico calo dei casi. La vaccinazione contro lo Streptococcus pneumoniae negli adulti è iniziata nel 1977 e nei bambini nel 2000, con un conseguente calo simile.
Fa più di novemila morti l’anno, soprattutto tra gli ultra sessantacinquenni, eppure la polmonite non mette paura agli italiani, che la giudicano una malattia lontana, che con loro non ha nulla a che fare. Ma una persona su due sa che di polmonite si può morire. È questo ciò che emerge dall’indagine condotta da AstraRicerche intervistando un migliaio di persone di età compresa tra i 30 e gli 85 anni in merito al rischio polmonite.
La ricerca ha portato alla luce un fenomeno quasi paradossale: gli italiani sanno che la polmonite è una malattia abbastanza diffusa e grave, se non gravissima, ma circa la metà del campione intervistato dichiara di saperne poco o nulla e solo il 18,4% dichiara di sentirsi a rischio. E ancora: un terzo degli intervistati (ma più della metà se si considerano gli ultra settantenni, i soggetti più a rischio) pensa che la polmonite non si possa prevenire e il 59,7% non sa che esiste un vaccino.
Anche tra chi parla di misure preventive – come il rispetto di basilari norme igieniche, quali lavarsi le mani con acqua e sapone e non usare stoviglie in comune – pochi citano il vaccino contro lo pneumococco (Streptococcus Pneumoniae). Si tratta di un batterio generalmente innocuo ma che, sopratutto nei soggetti più deboli (come gli anziani, spesso affetti da malattie croniche e colpiti dall’invecchiamento anche nel sistema immunitario), può causare patologie gravi, quali la polmonite appunto (per la quale è l’agente patogeno più frequente), e tutte le complicazioni derivanti. Il vaccino oltre a essere misconosciuto è anche temuto: il 70% dei non vaccinati non ha intenzione di farlo, e le percentuali si impennano tra gli anziani (sfiorando l’86% nella fascia tra i 70 e i 79 anni).
Tra i motivi per cui si rifugge il vaccino le paure degli effetti collaterali e l’assenza di un reale bisogno sono tra i motivi principali. “Le buone abitudini di igiene quotidiana sono sempre utili ma la vaccinazione è l’unico strumento di prevenzione primaria che abbiamo oggi per evitare l’infezione da pneumococco e prevenire lo sviluppo delle malattie e delle complicanze che questo batterio può portare”, ha commentato in proposito Michele Conversano, Past President della S.It.I. Società Italiana di Igiene e Presidente di HappyAgeing, “Solo con la vaccinazione, nello specifico con il vaccino coniugato, si può in un certo senso ‘allertare’ il sistema immunitario e tenerlo pronto a reagire nel caso di infezione da pneumococco“.
La polmonite è un processo infiammatorio che interessa uno od entrambi i polmoni, generalmente a causa di infezioni batteriche, virali o più raramente fungine. Anche l'inalazione di liquidi o sostanze chimiche, così come l'aspirazione nell'albero tracheobronchiale di residui alimentari e succhi digestivi, determina il quadro infiammatorio tipico della malattia (polmonite ab-ingestis).
In risposta alla flogosi i polmoni si riempiono di un liquido biologico che compromette la normale funzione respiratoria, con comparsa di dispnea.
Le probabilità di ammalarsi dipendono dallo stato di salute dell'ospite e sono generalmente superiori al di sotto dei due anni di età e al di sopra dei 65. Oltre alle difficoltà respiratorie, i sintomi della polmonite ricalcano quelli di una banale influenza, con tosse, malessere generale e talvolta febbre.
Il trattamento medico dipende dalle cause di origine della malattia; nelle polmoniti batteriche, ad esempio, si utilizzano gli antibiotici, mentre in quelli virali è spesso sufficiente il semplice riposo per qualche giorno.
La diagnosi di polmonite viene posta esaminando le radiografie del torace, i sintomi e talvolta l'espettorato del paziente. Le misure preventive comprendono l'accurato lavaggio delle mani, l'astensione dal fumo e l'impiego di mascherine per evitare il contatto con agenti inquinanti o fortemente irritanti. Sono inoltre disponibili appositi vaccini per prevenire alcune forme di polmonite infettiva, come quella influenzale e quella pneumococcica.
I sintomi della polmonite possono variare, anche in maniera significativa, in relazione allo stato di salute generale del paziente e al microrganismo responsabile dell'infezione. Nei casi più lievi, la polmonite ricalca i sintomi tipici dell'influenza, esordendo con un po' di tosse e febbricola. Altri sintomi tipici di questa malattia sono dispnea (fiato corto), la sudorazione, i brividi, il mal di testa, i dolori muscolari e la spiacevole sensazione di malessere generale. Se il processo infiammatorio si estende alle aree superficiali del polmone, con coinvolgimento della pleura (pleurite), il paziente lamenta dolore toracico, accentuato dall'inspirazione profonda, dalla tosse e dai movimenti del torace. Per l'insufficiente risposta immunitaria, gli individui ad alto rischio di complicazioni tendono a sviluppare sintomi d'esordio più lievi, rendendo questa malattia ancor più subdola e pericolosa. Non a caso, le polmoniti vengono spesso prese come esempio di malattie con sintomatologia atipica nell'età avanzata.
In condizioni normali, svariati meccanismi difensivi proteggono l'organismo dalle infezioni polmonari. E' il caso, ad esempio, dei peli delle narici, della tosse, ma anche delle ciglia e del muco bronchiale. Quando i patogeni riescono a superare queste difese e a raggiungere gli alveoli polmonari, vengono prontamente aggrediti dai globuli bianchi. Il conseguente processo infiammatorio porta all'accumulo di un liquido ricco di proteine, chiamato essudato, che riempie gli alveoli opponendosi al normale scambio di gas respiratori. Questo fluido, inoltre, agisce come terreno di coltura per i batteri e ne facilita la disseminazione agli alveoli vicini.
Le polmoniti possono essere causate non solo dai batteri, ma anche da virus, micoplasmi, funghi e varie sostanze chimiche. I microrganismi patogeni possono raggiungere l'albero tracheobronchiale attraverso quattro vie:
per inalazione (patogeni contenuti in goccioline di aerosol abbastanza piccole da raggiungere gli alveoli);
per aspirazione (entrata di materiali estranei nell'albero bronchiale - solitamente rappresentati da residui di cibo, saliva o secrezioni nasali - che possono fungere da veicolo per i microbi responsabili della polmonite);
per inoculazione diretta da sedi contigue;
per diffusione ematogena o linfatica.
Fattori predisponenti:
Classi di età estreme
Condizioni socioeconomiche disagiate
Malattie croniche debilitanti, diabete
Insufficienza renale e cardiaca
Ospedalizzazione
Etilismo, tabagismo
Inquinamento atmosferico
Infezioni delle prime vie aeree
Immunodepressione
Terapia prolungata con
immunosoppressori come i cortisonici
Chemioterapia
Scarsa igiene orale
Disfagia, alterazioni dello stato di coscienza.
Le POLMONITI BATTERICHE possono colpire chiunque, a qualsiasi età, ma prediligono gli individui debilitati, gli etilisti e le persone che presentano altri fattori di rischio.
Alcuni germi responsabili della polmonite batterica sono di comune riscontro nel cavo orale e nelle prime vie aeree di persone sane. Approfittando di un calo delle difese o di altri fattori predisponenti, questi germi possono discendere l'albero bronchiale fino a raggiungere gli alveoli. In questa sede, la risposta immunitaria determina l'accumulo di liquidi, che impediscono il normale scambio di gas tra il sangue e l'aria inspirata.
L'infezione può rimanere confinata od estendersi all'intero polmone; nei casi più severi, inoltre, i batteri possono entrare nel circolo sanguigno ed interessare l'intero organismo, causando malattie molto gravi o addirittura fatali.
Tra i batteri, lo Streptococcus pneumoniae, responsabile della polmonite pneumococcica, è il più più frequente responsabile di polmonite domiciliare in tutte le classi di età ad eccezione dei bambini. In questo caso la malattia può essere prevenuta sottoponendosi ad una specifica vaccinazione.
Tra gli altri agenti infettivi di origine batterica, Gram positivi, ricordiamo lo Staphylococcus aureus e lo Streptococcus agalactiae (responsabili di polmoniti nell'infanzia), mentre tra i Gram negativi si annoverano Haemophilus influenzae,Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa, Escherichia coli ed altre Enterobacteriaceae.
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