lunedì 9 novembre 2015

GLI OVULI DI DROGA



Finiscono al Pronto Soccorso perché sospettati (o perché hanno dichiarato) di aver ingerito ovuli contenenti sostanze stupefacenti, in genere cocaina. Poveracci e delinquenti allo stesso tempo che spesso non sanno che quegli ovuli, se si rompono, possono ucciderli in poco tempo. Bastano infatti uno o due grammi di coca ingeriti per provocare conseguenze letali. Un problema difficile da trattare, specie quando il soggetto è un minorenne, sia per le forze dell'ordine e i magistrati che per il personale sanitario, perché salute e giustizia, rispetto dell'individuo e della legge, si sommano e si intersecano. Non a caso in passato si sono verificati contrasti per richieste di esami medici fatte dalla polizia giudiziaria che i sanitari hanno ritenuto inutili, e viceversa esami negativi poi rivelatisi sbagliati. Con gravi rischi per gli interessati, ma anche con possibilità di scarcerazioni improvvide.

La prima utilizzazione del tratto digerente per il trasporto di droga è stata descritta nel 1973 da Deitel e Syded . La tecnica si ispira a pratiche più antiche di contrabbando di diamanti e microfilm durante la guerra fredda, l’intestino retto è la sede naturale più impiegata.

La droga, nella maggior parte eroina o cocaina, sigillata in ovuli di lattice, plastica e simili, viene ingerita per bocca o immessa nel retto del corriere. Il problema diventa medico per il rischio di vita causato dalla perdita di impermeabilità dell’involucro all’interno dell’organismo prima della sua eliminazione naturale con conseguente assorbimento massivo di sostante stupefacenti, tossicità a vari livelli e pericolo di morte di norma per arresto cardiaco.

Le preparazioni attualmente sono sempre più raffinate e le sostanze sempre più concentrate. I valori economici a seconda della sostanza e quantità trasportata possono arrivare fino a 250.000 euro per un singolo viaggio ma ai disperati che accettano un simile rischio va una ben misera parte ed un incerto destino. Sono spesso soggetti di basso livello socio-culturale e inconsapevoli dei rischi mortali a cui si sottopongono. I medici sono chiamati in causa dalle forze dell’ordine per accertamenti a soggetti in stato di fermo giudiziario, tipicamente a livello di Pronto Soccorso, ma successivamente vengono coinvolti i vari specialisti : laboratorio, radiologia, medicina , rianimazione e talvolta la chirurgia. La successione degli eventi più auspicabile e statisticamente più frequente in letteratura è l’attesa della eliminazione per via naturale degli involucri. Sono però determinanti la via di assunzione scelta , la qualità del materiale di trasporto e la tecnica di sigillatura e confezionamento impiegata, il tempo intercorso fra l’immissione e l’eliminazione. Le complicanze del trasposto possono essere di tipo tossico o meccanico, tipica l’occlusione intestinale. Il percorso diagnostico più rapido prevede la ricerca di sostanza stupefacenti nelle urine e la radiografia dell’ addome in bianco confidando sulla radio-opacità dei corpi estranei. I falsi negativi però possono essere dovuti alla perfetta tenuta degli involucri a livello di dosaggio urinario, e all’utilizzo di nuove tecniche di concentrazione e trasporto degli stupefacenti a livello radiologico.

Si riporta qui il caso del novembre 2009 di una donna di 28 anni proveniente dall’America Latina ricoverata nel reparto di Chirurgia Generale dell’Ospedale Civile di Venezia in stato di fermo da parte della Guardia di Finanza. Il suo compagno era stato trovato portatore di dieci ovuli di cocaina allo stato liquido nel retto, già espulsi . Lei è stata scoperta con un grosso ovulo in vagina e dichiarava di “non ricordare” se ne aveva altri o no. Il tempo di assunzione poteva essere riferito con buona probabilità visti i biglietti aerei a circa 72 ore prima. All’ingresso un rx addome in bianco era risultato negativo e gli esami del sangue ed ecg nella norma, la paziente però all’esplorazione rettale presentava il fondato dubbio di essere portatrice di altri corpi estranei.

Veniva quindi eseguita una tac addominale (sufficiente senza mezzo di contrasto) che rivelava la presenza di 14 ovuli di circa 5 x 2 cm di cui 5 a livello gastrico, gli altri 9 a livello di colon-retto (foto 2-3). La nuova modalità di trasporto di cocaina in formato liquido con involucri di lattice, non era quindi evidenziabile alla radiografia in bianco. Subito dopo la tac la paziente che stava diventando sempre più nervosa e sempre meno collaborante improvvisamente lamenta forti dolori a livello epigastrico ed ha un collasso cardiocircolatorio.

Viene deciso il trasferimento in terapia intensiva e nel frattempo arrivano i risultati dell’esame urine effettuato in precedenza con dato di presenza in questo liquido biologico di oltre 1000ng/dl di cocaina. La norma è l’assenza ovviamente, la tossicità oltre i 300 ng/dl. Anche un involucro recuperato dal compagno, probabilmente identico a quelli contenuti nella ragazza , viene esaminato e si conclude di trovarsi in presenza di un lattice di bassa qualità complessiva.

Il quadro globale e la presenza ormai certa di 5 ovuli non progrediti come gli altri e rimasti a contatto con i succhi gastrici da più di 72 ore fa decidere per l’intervento chirurgico. La paziente, informata della sua situazione, è adesso spaventata e completamente collaborante. La laparoscopia è controindicata per tali situazioni per il rischio di rottura degli involucri a contatto con pinze ed altri strumenti metallici, viene quindi eseguita una laparotomia classica con conferma al reperto palpatorio di numerosi corpi estranei endoluminali. Si esegue una piccola gastrotomia attraverso la quale si estraggono i cinque ovuli gastrici di cui uno bloccato a livello pilorico e probabile causa degli improvvisi dolori. Gli altri nove a livello colon-retto vengono fatti cautamente progredire con manovre manuali fino alla loro uscita attraverso l’ano senza ulteriori sezioni viscerali. Il decorso postoperatorio è stato regolare, è stata eseguita una tac di controllo il giorno successivo all’intervento risultata negativa per altri ovuli residui, è stata controllata quotidianamente la progressiva eliminazione della cocaina dalle urine fino alla sua completa scomparsa. La paziente è stata trasferita in quinta giornata all’infermeria del carcere femminile di competenza.



Il racconto di un corriere:

"Vivo a Curaçao, un’isola delle Antille olandesi, nei Caraibi. Lo so, a voi evoca mare, sole, belle donne, il piacere di una vacanza. Nelle vostre guide turistiche le foto sono ben selezionate e con poca prospettiva, così vedete solo la facciata paradisiaca senza l’inferno che ci sta dietro. Ma questo, a quanto ne so, vale per tutte le mete turistiche alla periferie del mondo.

A parte il turismo, c’è un altro settore fiorente a Curaçao, il trasporto della cocaina. Sì, perchè l’isola si trova di fronte alle coste del Venezuela, ed essendo parte dello stato Olandese è praticamente un pezzetto di confine tra America Latina ed Europa.

In gergo io sono un “mulo”, una animale da soma. Gli americani dicono anche body packers o muleso higherangels. La sostanza non cambia: sono un contenitore, il mio corpo è incarto di caramelle. Le caramelle sono ovoli di cocaina che devono viaggiare dal produttore al consumatore senza essere intercettate dalle polizie.

Il mestiere si impara a Fuik, un sobborgo di Curaçao dove ha sede l’organizzazione. Lì frequenti una specie di scuola, potremmo chiamarla formazione professionale. Impari ad impacchettare la droga e ad ingoiarla senza farti troppo male. All’inizio ingoi piccoli frutti, pezzetti di carote… poi roba più grande. Ti abitui un po’ alla volta, finchè provi con un preservativo pieno di zucchero a velo, abbastanza simile agli ovuli di coca. Ci si aiuta con l’olio d’oliva, o di vaselina, o anche con lo yogurt, e ci sono dei farmaci che ti aiutano a non vomitare. Un mulo può ingoiare dai 50 ai 100 ovuli, di solito una settantina, poco meno di un kilo di coca, a volte di più.

Oltre allo stomaco puoi usare l’intestino. In quel caso sono ovuli più grandi, e devi imparare degli esercizi per farli risalire in modo che non si trovino in caso di ispezione rettale. Se sei una donna, hai a disposizione un altro ripostiglio. Quello che non ti insegnano alla scuola di Fuik sono i rischi del mestiere. Ma li intuisci, o li impari dopo, quando cominci a viaggiare, fingendo di essere un turista o un imprenditore.
Sapete, è una pratica antica. Nella storia il buco del culo è stato sempre un buon nascondiglio. I minatori del Transvaal ci nascondevano i diamanti, gli agenti dei servizi segreti in passato ci nascondevano microfilm e adesso supporti digitali… Per la droga si usava già negli anni 70. Allora non c’erano grandi sistemi di controllo, ti beccavano solo se gli ovuli si rompevano, ma in quel caso, spesso ci restavi secco.

Io sono di qui, ma tanti vengono da fuori per imparare il mestiere. Spesso dalle periferie di grandi città dell’America Latina. Abbiamo in comune un disperato bisogno di soldi, altre volte basta il sogno di un viaggio gratis in Europa.

Il mio primo viaggio è stato terribile. Due settimane prima mi hanno messo a dieta, per regolarizzare l’intestino. Solo cibi leggeri. Ci ho messo due ore ad ingoiare 36 ovuli, di più non sono riuscito. Si migliora col tempo. Passeggiavo, mi massaggiavo la pancia per farli scendere. Eravamo in gruppo, una ventina. Spesso è così che ci fanno viaggiare. Il traffico di droga ha sempre delle perdite, qualunque sia il mezzo di trasporto. I narcotrafficanti lo sanno e cercano soluzioni per ridurle. In aeroporto possono ispezionare e beccare qualcuno, ma se siamo in molti, la maggior parte riuscirà a passare. Eravamo ben assortiti, di diverse età, sia uomini che donne. Una di queste aveva una bimba con un chilo di coca nel pannolino. Poi c’era un ragazzo di Caracas, uno dei più esperti, aveva già fatto diversi viaggi, ma quello per lui è stato l’ultimo. Forse uno degli involucri era troppo sottile e si è rotto poco prima dell’atterraggio. Si è accasciato ed è morto in poco tempo. So che a volte si può agonizzare per ore. In pratica è un’overdose, in genere non c’è scampo. Noi altri del gruppo siamo riusciti a mantenere la calma, e l’abbiamo passata liscia. Dopo abbiamo saputo che all’autopsia gli hanno trovato quasi un chilo di coca. Sapete, un chilo di cocaina viene pagata circa tremila euro nelle Antille, gli europei la comprano tra i quaranta e i sessantamila euro. Il consumatore finale la può pagare dai sessanta ai cento euro al grammo. Cosa valeva, a confronto, la vita di quel ragazzo venezuelano: più o meno come il cartoncino nel costo di una confezione di biscotti.

A destinazione avevamo un appuntamento con gente dell’organizzazione. Ci hanno dato delle purghe per recuperare gli ovuli. Quella volta ho guadagnato un migliaio di dollari… sì, lo so, non è un gran che per rischiare la vita o la galera, ma dalle mie parti non c’è molta scelta, e da quello che ho capito, nemmeno dalle vostre.

Ora di viaggi ne ho fatti diversi e posso dirvi che le probabilità di essere beccati non sono molte. Certo, ne ho visti di compagni presi, ma pochi, e a me è andata sempre bene. Le organizzazione di trafficanti sono sempre un passo avanti rispetto alle forze di polizia. Ogni metodo di trasporto scoperto ne vengono inventate decine nuove. Tanto per dire, durante un altro viaggio, c’era con noi un tedesco. Si spacciava per allevatore di cani che era venuto in America Latina ad acquistare delle razze particolari per i suoi incroci. Ne trasportava 4 nella stiva dell’aereo. Ognuno di questi portava dei pacchetti di coca nell’addome, infilati attraverso piccole incisioni ricucite. In due-tre mesi la ferita era cicatrizzata e il pelo ricresciuto, pronti per il viaggio. A destinazione li hanno uccisi e aperti.

Sto mettendo via i soldi. Vorrei fare ancora 5 o 6 viaggi, e poi smettere. Magari investo in turismo, oppure, resto nel settore della coca qui a Curaçao. Del resto, dove c’è turismo, la droga è un prodotto tipico."






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