Le donne mostrano solitamente una peggiore percezione della propria salute, con un divario che aumenta al crescere dell’età, anche per effetto della maggiore prevalenza di malattie croniche, soprattutto fra le donne anziane. Nella fascia over 65 anni dichiara di stare male o molto male il 23,4% delle donne a fronte del 16,6% degli uomini.
Le differenze di genere evidenziano uno svantaggio tutto al femminile con un tasso del 7,1% contro quello del 3,8% dei maschi. Tale svantaggio non si può giustificare unicamente con la maggiore longevità delle donne; infatti, già a partire dai 55 anni, età in cui cominciano a registrarsi percentuali di una certa consistenza, lo scarto tra uomini e donne emerge in tutte le fasce d’età messe a confronto. Le limitazioni di tipo motorio (camminare, salire le scale ecc.) affliggono il 2,6% della popolazione di 6 anni e più, con quote molto più alte dopo i 75 anni, fino ad arrivare al 22,5% fra gli ultraottantenni, con forti differenze di genere (25,4% per le donne contro 17,1% per gli uomini).
Alcune malattie sono più frequenti e gravi nelle donne rispetto agli uomini e spesso le cure farmacologiche comportano meno efficacia e maggiori effetti collaterali. Le malattie, nella loro genesi, evoluzione e prognosi - come pure i farmaci che vengono prescritti - sono essenzialmente state studiate sugli uomini. L’organismo femminile è molto più complesso e a causa di vari fattori, a partire dalle mensili fluttuazioni ormonali, non si è mai facilmente prestato ad essere un modello di riferimento stabile.
Si pensa all’infarto come ad un qualcosa che riguardi solo gli uomini, ma è il 38% delle donne che muore entro un anno da un attacco cardiaco, rispetto al 25% maschile. Lo stesso dicasi per l'ictus in cui il tasso di mortalità è rispettivamente al 25% e al 22%. Queste disparità dipendono da alcuni fattori: in particolare le donne non riconoscono per tempo i sintomi dell’infarto, in quanto diversi da quelli noti per l’uomo di cui si parla ancora quasi in forma esclusiva nei manuali di medicina. Ne evince che neppure gli operatori sanitari sanno distinguerli ancora adeguatamente. Non solo. Nel genere femminile il diabete e l’ipertensione rappresentano fattori di rischio maggiormente predisponenti all’infarto che non in quello maschile; è colpito il microcircolo e non le grandi arterie, per cui test diagnostici come la coronarografia possono non essere significativi.
Una donna affetta da diabete vive in media 8,2 anni in meno rispetto ad una coetanea non diabetica, mentre per gli uomini il tasso si abbassa a circa 7,5 anni. Maggiori nel genere femminile le complicanze della malattia specie se in presenza di problematiche cardiovascolari.
Le donne per la maggior parte della loro vita sono protette dall'aterosceloriosi grazie agli estrogeni, mentre gli uomini cominciano ad accumulare placche aterosclerotiche già dai 30 anni. Attenzione però perché con la menopausa il rischio anche al femminile aumenta rapidamente.
Il tumore al polmone, una volta raro nelle donne, è diventato invece oggi molto frequente a causa soprattutto del tabagismo: il genere femminile ha una minore capacità di riparare i danni dei cancerogeni del tabacco. Gli estrogeni inoltre rendono la malattia più aggressiva e le pazienti più suscettibili agli effetti collaterali delle terapie.
Bronco-Pneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) colpisce maggiormente gli uomini, ma le donne hanno il tasso di mortalità più alto: per lo più si tratta di fumatrici. I sintomi sono peggiori in quanto peggiore è il danno polmonare e dunque anche le complicanze, ma difficilmente nel genere femminile si avvia per tempo un percorso diagnostico (e dunque terapeutico) appropriato, in quanto si ritiene ancora la BPCO una malattia tipica dell’uomo e basta.
Anche il Parkinson è una malattia a prevalenza maschile (2 volte più frequente negli uomini rispetto alle donne), ma nel gentil sesso evolve in maniera più drastica: le donne sviluppano una maggiore disabilità e seppur lievemente (solo 2 mesi di differenza) un’aspettativa di vita minore.
Al contrario la Malattia di Alzheimer è più frequente nelle donne che presentano sintomi diversi rispetto agli uomini: deficit più gravi nel linguaggio, maggiore instabilità emotiva e predisposizione a depressione.
Le donne sono più soggette a ulcera gastrica, mentre gli uomini incappano più frequentemente in quella duodenale. Nelle donne comunque grazie agli ormoni, la malattia ha un decorso più favorevole.
Lo studio ITA.LI.CA. ha dimostrato come fra le donne il cancro del fegato sia maggiormente legata ad infezione da HCV, ma sia anche meno aggressiva rispetto agli uomini; maggiore è infatti la sopravvivenza al femminile anche perché le masse si manifestano di dimensioni più ridotte.
Nel sesso femminile i calcoli della colecisti sono molto più frequenti, ma in genere è sempre in forma lieve: gli uomini al contrario tendono maggiormente a necessitare di intervento di rimozione della cistifellea.
Il tumore del colon negli uomini sviluppa per lo più nel retto e nel tratto discendente del colon, mentre nelle donne in quello discendente. Nel genere femminile si ritiene più pericoloso perché presenta sintomi solo al momento in cui è in fase avanzata: spesso non da neppure sangue occulto nelle feci.
La depressione si sa, colpisce maggiormente le donne, per una serie di motivazioni psico-biologiche. Nelle donne questa patologia è più pericolosa perché spesso si accompagna - entro un anno dalla sua insorgenza - ad abuso di alcolici e perché molti farmaci prescritti non hanno una corretta azione.
Le ovaie sono gli organi responsabili nella donna della produzione degli ormoni sessuali e delle cellule riproduttive (ovociti). Il tumore alle ovaie, pur non essendo diffuso come quello al seno, riguarda circa una donna ogni 100. Colpisce soprattutto dopo i 60 anni, mentre è piuttosto raro nelle donne giovani al di sotto dei 30 anni. I principali fattori di rischio sono l'età avanzata, una vita fertile lunga (prima mestruazione precoce e menopausa tardiva) e l'assenza di figli.
Il tumore del collo dell'utero (o della cervice uterina) è stato per molto tempo il più frequente nel sesso femminile, associato a un'alta mortalità. Oggi si assiste a una continua diminuzione di incidenza e di mortalità grazie soprattutto all'introduzione di uno strumento estremamente efficace di diagnosi precoce, il Pap-test. Ogni anno in Italia vengono diagnosticati 3.500 nuovi tumori della cervice, con una media di un caso ogni 10.000 donne. La malattia è legata all'infezione del virus del papilloma (HPV) che si contrae per via sessuale: comportamenti che tendono a limitare le possibilità di infezioni (per esempio l'uso del preservativo e la vaccinazione contro l'HPV per le giovanissime) sono dunque protettivi.
Una delle patologie più comuni dell’endometrio, mucosa che ricopre la cavità interna dell'utero, è l’endometriosi, ovvero una dislocazione extrauterina del tessuto ghiandolare che causa dolore, infiammazione e aderenze tra i tessuti. La patologia ha una prevalenza di circa il 10-15% delle donne in età riproduttiva e interessa circa il 30-50% delle donne infertili o che hanno difficoltà a concepire. È spesso sottovalutata e provoca un grave stato di sofferenza psico-fisica nella donna. In Italia, le donne con diagnosi conclamata di endometriosi sono almeno 3 milioni. Per quanto riguarda invece il tumore dell’endometrio, esso si colloca al sesto posto tra i tumori più frequentemente diagnosticati alle donne e in Italia si parla di oltre 7.700 nuovi casi ogni anno. Colpisce soprattutto le donne anziane, con un picco di incidenza dopo i 60 anni, e presenta tassi d'incidenza in aumento nel mondo occidentale a causa dell'allungamento della vita media e di una alimentazione troppo abbondante.
Il seno è l’organo che, nelle donne, è maggiormente soggetto a essere colpito dal tumore. Quest’ultimo infatti riguarda una donna su 10 e ogni anno in Italia vengono diagnosticati 37.000 nuovi casi. Sono stati identificati numerosi fattori di rischio, alcuni modificabili, come gli stili di vita, e altri invece non modificabili, come per esempio l'età (la maggior parte di tumori del seno colpisce donne oltre i 40 anni) e fattori genetico-costituzionali. Tra gli stili di vita dannosi si possono citare, per esempio, un'alimentazione ricca di grassi animali e povera di frutta e verdura, il vizio del fumo e una vita particolarmente sedentaria.
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