lunedì 21 dicembre 2015

PSICOLOGIA E PSICHIATRIA- le differenze-


Lo Psichiatra ha una laurea in Medicina e Chirurgia e una specializzazione post-lauream in Psichiatria. Lo Psicologo ha una laurea in Psicologia, ma per utilizzare il titolo di “Psicologo”, oltre alla laurea, deve aver superato l’Esame di Stato ed essere regolarmente iscritto all’Albo Professionale dell’Ordine degli Psicologi.

Spesso si usano informalmente termini come “Terapeuta” o “Terapista”, che non corrispondono necessariamente ad una specifica professione. Di fatto numerose e diverse professioni utilizzano questi termini, ma attenzione: dietro ad un generico “Terapista” potremmo trovare uno Psicologo, uno Psichiatra, uno Psicoterapeuta, un Fisioterapista, un Counsellor professionista o persone senza un titolo di studio riconosciuto che si occupano di terapie non convenzionali.

La differenza più importante e sostanziale tra le due professioni riguarda l’oggetto di studio e di intervento.

Lo Psichiatra si occupa di disturbi mentali a carico del sistema fisico dell’essere umano. Lo Psicologo guarda agli aspetti emotivi e cognitivi del disturbo mentale.

Le conseguenze sul lato pratico sono notevoli: lo Psichiatra richiede e valuta esami medici, prescrive farmaci generici e psicofarmaci. Lo Psicologo non prescrive farmaci, ma utilizza come strumenti di intervento il colloquio, la somministrazione di test ed il sostegno empatico.

Lo Psichiatra, che è innanzi tutto un medico, ha un rapporto col cliente di tipo medico-paziente ossia un rapporto asimmetrico in cui il paziente è la parte dipendente in stato di necessità, mentre il medico ha il ruolo del professionista competente che sa, guida e dà prescrizioni. Lo Psicologo punta invece sul rapporto paritetico col cliente, un rapporto individuo-individuo in cui sia presente innanzi tutto la fiducia, perché senza la fiducia nessun lavoro psicologico può essere portato avanti.

Lo Psichiatra tende a curare il disagio psichico andando a riequilibrare gli scompensi chimici che vengono a crearsi nel cervello di una persona sofferente. Ad esempio è stato rilevato che, in concomitanza di alcune forme di depressione, l’attività di un neurotrasmettitore chiamato serotonina – una sorta di messaggero dell’attività psichica – è meno intensa. Lo Psichiatra interviene su questo scompenso sul piano fisico, somministrando uno specifico farmaco per la psiche – uno psicofarmaco – che incrementa l’attività della serotonina. Il paziente sta meglio ma deve continuare ad utilizzare gli psicofarmaci.

Lo Psicologo è cosciente degli squilibri chimici ma preferisce correggerli con un’altra strategia: vuole riattivare le risorse, la capacità di scelta, le emozioni positive del paziente in modo che stia meglio e sia in grado di riequilibrare da sé gli squilibri chimici del proprio cervello.

Talvolta le due professioni collaborano nel perseguire la salute di un dato paziente. In questi casi il disturbo viene affrontato in modo parallelo sia dal punto di vista psicologico sia dal punto di vista psichiatrico. Questo può avvenire quando un paziente presenta sintomi molto gravi che possono culminare nell’aggressione o nella distruzione di sé o di altre persone. In questi casi lo Psichiatra somministra una terapia farmacologica che limiti la distruttività del paziente, mentre lo Psicologo lavora per riattivare le risorse di crescita del paziente.



Le due discipline, partendo da presupposti differenti rispetto alle modalità di intendere la realtà e i problemi umani, genereranno un differente approccio alla persona e con ricadute sul relativo trattamento.

La medicina lavora in termini di sintomi, diagnosi e cura.

Pertanto, ciò che la persona riferirà rispetto al suo malessere (ad esempio “ho l’ansia tutte le volte che devo affrontare situazioni per me nuove”), verrà inteso dal medico al fine di formulare una diagnosi (ad esempio: “ansia generalizzata”) e curata con gli appositi farmaci psicoattivi (ansiolitici).

La psicologia è una scienza che si occupa delle modalità attraverso le quali le persone attribuiscono significato alla realtà, a se stessi e agli altri, attraverso il linguaggio e il dialogo.

Inoltre la psicologia lavora con l’obiettivo di favorire il cambiamento, evidenziare e potenziare le risorse personali e accompagnare le persone in particolari momenti critici o di difficoltà.

Questa impostazione dovrebbe portare a considerare primariamente la persona come portatrice di un problema più che malata di qualche psicopatologia.

Configurare ciò che dice la persona come “problema” piuttosto che come “malattia” permette di prendere in considerazione i significati personali attribuiti a se stessi e al proprio malessere. Vuol dire dovere spiegare cosa significa “stare male” secondo una visione sempre personale e mai replicabile.

Altro vantaggio del configurare le situazioni di malessere come problemi piuttosto che come malattia è che, per definizione, i problemi si possono risolvere ricercando insieme alla persona soluzioni più efficaci.

Inoltre si potranno notare anche gli effetti sull’immagine di sé e sui comportamenti che la persona può generare pensando di essere “malata” piuttosto che “persona con un problema”.

Infatti, i significati che attribuiamo a noi stessi attraverso il linguaggio guidano l’azione e prescrivono anche modalità di comportamento nelle interazioni che avvengono nei vari contesti.

Questo non significa che, laddove necessario, non si debbano usare i farmaci, ma sarebbe sempre consigliabile anche affidarsi ad uno psicologo psicoterapeuta durante il trattamento farmacologico. Infatti la comunicazione gioca un ruolo fondamentale nel corso delle terapie farmacologiche.

Inoltre, uno psicologo con una specializzazione in psicoterapia di tipo interazionista, è in grado di utilizzare metodi e tecniche atte a cambiare – nelle persone che lo richiedono – schemi e forme di pensiero, stati e processi emotivi, abitudini e comportamenti ritenuti soggettivamente disfunzionali.

Ulteriore differenza tra la psicologia e la psichiatria, in virtù delle caratteristiche delle teorie e dei metodi che utilizzano, possono generare anche differenti risposte ad alcuni dei quesiti ancora aperti relativi al funzionamento del cervello e della mente.

Ad esempio è ancora abbastanza poco conosciuto il meccanismo di azioni dei farmaci a livello celebrale mentre conosciamo meglio i processi mentali che sottostanno alla generazione dei significati che diamo alla realtà.

Questo significa che un farmaco può funzionare o meno su una persona, mentre possiamo sempre conoscere i processi mentali da cui si generano i significati che la persona attribuisce al suo malessere e dunque, almeno in teoria, possiamo sempre intervenire per un cambiamento attraverso un trattamento personalizzato.

Lo psicologo quindi puo' aiutare con l' osservazione, l'ascolto, la comprensione, le spiegazioni, l'interpretazione, la rieducazione, il sostegno e con l' eventuale uso di tecniche psicologiche, di rilassamento, esercizi, compiti, programmi riabilitativi, ecc., a seconda del suo orientamento.

Puo' essere aiutato da questionari, test, analisi di altri professionisti, supervisione di psicoterapeuti esperti in quel campo specifico dove e' chiamato ad intervenire, ecc. formazione e aggiornamento continui, ecc. Lo psicologo non e' quindi il 'medico dei pazzi', perche' non puo' trattare casi gravi, cioe', psicosi o schizofrenie, depressioni gravi, deliri, ecc. che sono di competenza dello psichiatra o in alcuni casi dello psicoterapeuta specializzato.

La Legge del 1989 sull'ordinamento della professione psicologo, ha messo fine alla psicoterapia 'selvaggia', che prima poteva essere esercitata anche da chi non aveva requisiti minimi richiesti dalla legge. Il corso di laurea fu creato nel '72 , prima gli psicologi italiani provenivano da altre facolta', come medicina, filosofia, pedagogia,ecc. inizialmente erano solo quattro anni, poi sono diventati cinque, oggi la recente riforma prevede, come in altre facoltà, la laurea triennale per ‘Tecnico di scienze psicologiche’ con vari indirizzi e la specializzazione successiva di altri due anni per ‘Psicologo’. Inoltre vi è un altro anno di tirocinio pratico presso un Ente pubblico o privato e un Esame di Stato, che permette l'iscrizione all' Albo degli psicologi e all' Ordine professionale.

Gli iscritti in Italia sono gia' oltre 30.000, mentre gli iscritti alla facolta' sono più di 50.000 (di cui si laurea solo un terzo), in 13 diverse citta', mentre prima solo a Roma e Padova. Gli indirizzi sono quattro: clinico e di comunita', dello sviluppo, del lavoro, sperimentale. Tuttavia in base ad una successiva legge si e' stabilito che per operare nel Sistema Sanitario Nazionale e' necessaria una specializzazione in psicoterapia con corsi di almeno 4 anni, pubblici ( a numero chiuso di 12 laureati all'anno! ) o corsi privati riconosciuti dallo Stato ( a pagamento e con alti costi anche essere specializzato nell' infanzia, famiglia, tossicodipendenza, handicap, ecc. (queste scuole sono aperte sia a psicologi che a medici. )

Nelle scuole private spesso e' previsto un training di lavoro su se stessi che nel caso degli psicologi invece e' facoltativo e comunque svolto in centri privati. Le scuole di psicoterapia sono molte e solo alcune sono state riconosciute dal Ministero, non sempre le migliori…con molte polemiche ancora oggi in corso. Esiste tuttavia anche un Albo degli psicoterapeuti, presso l' Ordine degli psicologi. Il neuropsichiatra infantile e' un medico specializzato nei disturbi psichici dei bambini, che puo' usare i farmaci e le terapie psicologiche e psichiatriche.

Lo psicosomatista e' un medico o uno psicologo, specializzati in psicosomatica, che e' consapevole dell' influsso della psiche sul corpo e viceversa, e quindi del loro legame, e che lavora su malattie fisiche che hanno una causa psicologica, ad es. alcune malattie della pelle, ulcera, asma bronchiale, coliti, effetti dell'ansia e dello stress sul corpo, alcuni casi di cancro (psiconcologia), ecc.

Lo psicanalista si e' specializzato in psicanalisi, dopo medicina o psicologia, in un istituto privato, per 5 - 6 anni, con una seria analisi personale con uno psicanalista esperto, e a volte anche di gruppo, e a seconda delle varie scuole attuali segue metodi che originano dai fondatori Freud e Jung o loro successori, che sono tuttavia molto lunghi e costosi.

In oltre vi e' lo psicodiagnosta o testista, laureato, specializzato in scuole private in test psicologici (test di intelligenza, di personalita', per bambini, per problemi psichici, ecc. ) basati su domande o disegni, ecc..

Lo psicomotricista (e il neuropsicomotricista), che lavora con casi di handicap psichico e/o fisico con esercizi di riabilitazione per recuperare ritardi o deficit di linguaggio, motori, percettivi, ecc. in collaborazione col neurologo o con altri specialisti dopo una laurea breve di tre anni.

Lo psicopedagogista e' laureato in psicologia o pedagogia e opera come docente nelle scuole con i bambini sani, ma con difficolta' o problemi scolastici. Lo psicologo scolastico invece viene chiamato in caso di necessita' tramite la Asl, mentre una nuova proposte di legge prevede la presenza di uno psicologo a scuola fisso anche come aiuto a insegnanti e genitori, oltre che per prevenire, ridurre o affrontare i problemi dei bambini e dei giovani. Vi sono infine figure miste che integrano competenze diverse e piu' ampie come il neuropsicologo, che si occupa anche degli aspetti psicologici dei traumi cerebrali e di altre malattie del cervello e del sistema nervoso, lo psiconcologo che si interessa del cancro e della psiche, sia nella ricerca di concause, che riguardo agli effetti su di essa della malattia, ecc.), che danno la qualifica di psicoterapeuta, abilitato a specifiche forme di psicoterapia.






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