lunedì 18 gennaio 2016

TANATOFOBIA



La paura della morte è comune alla maggior parte delle culture. Il carattere spaventoso e terrorizzante della morte è legato al fatto che ne conosciamo l’ineluttabilità: essa infatti porrà drammaticamente fine alla possibilità di essere felici, non potremo più soddisfare i nostri desideri, raggiungere i nostri obiettivi, oppure semplicemente provare piacere.
Una prima distinzione riguarda il fatto che alcuni di noi potrebbero avere paura per la propria morte, mentre altre persone possono temere maggiormente la morte di una persona cara.
Una seconda distinzione è legata al rapporto opposto tra le due date importanti della nostra vita:

La data di nascita è caratterizzata da una grande attesa dell’evento, soprattutto nei giorni prima del parto. Nel momento della nascita iniziano gli abbondanti festeggiamenti al neonato. Ci sarà poi una grande festa in occasione del primo compleanno, un anno dopo.

Per la data di morte non c’è attesa, anzi si spera avvenga il più tardi possibile. Quando muore una persona cara proviamo un’enorme tristezza, e di quel giorno ricorderemo solo la sofferenza. Poiché l’essere umano è abituato ad organizzare la propria vita scandendo le fasi annuali, un anno dopo la data di morte della persona cara diventa un anniversario estremamente triste.

Una terza distinzione necessaria per comprendere la paura della morte andrebbe poi fatta tra quelle persone che temono eccessivamente la fine (propria o altrui) e chi invece non teme quasi per nulla la morte e quindi adotta una serie di comportamenti decisamente pericolosi (sport estremi, utilizzo di sostanze, ecc.). Diverse persone possono vivere contemporaneamente queste due posizioni: molti di noi ad esempio possono sentirsi da un lato estremamente terrorizzati all’idea della propria morte, ma paradossalmente dall’altro lato continuiamo a correre con l’automobile oppure a fumare inconsci del rischio legato a questi comportamenti.

Un altro argomento interessante è il rapporto che lega la paura della morte alla paura di venire in contatto con il cadavere. Il corpo dopo la morte può suscitare diverse paure. In molte culture sono stati creati tabù e riti che impediscono alle persone di entrare troppo in contatto con il corpo senza vita. Una prima spiegazione è legata al fatto che da sempre si è pensato al cadavere come portatore di spiriti maligni. Inoltre molte ansie possono ricondursi alle alterazioni cui il corpo va incontro in fase di decomposizione: queste modificazioni minacciano la credenza che vi sia un’altra vita oltre a quella terrena, e per questo probabilmente un corpo senza vita ci mette molto a disagio. Se ci pensiamo, da sempre i riti religiosi attorno ai defunti si sono specializzati nel tentativo di preservare il più possibile la forma (e quindi l’esistenza) del corpo attraverso:

La costruzione di un riparo al defunto (tomba)
Imbalsamazione
Seppellire anche cibo, oggetti di valore nella tomba
Ibernazione
Conservazione del DNA

L’obiettivo di tutte queste procedure riporta al tentativo di allontanare il più possibile l’idea di fine definitiva che tanto ci spaventa.



La tanatofobia è la paura della morte, delle cose morte o di qualsiasi altra cosa ad essa associata. Questo disturbo è spesso associato con altre problematiche quali l’ansia, gli attacchi di panico, la depressione e l’ipocondria. Tutte le paure originano da una fondamentale che è la paura della morte, dalla consapevolezza che un giorno moriremo. Questo è l’elemento irrisolvibile che crea tutte le altre paure. Se pensiamo a cosa ci spaventa effettivamente della morte, probabilmente vedremo che è il nulla, l’ignoto, il vuoto, l’idea che di noi non resti niente, la fine di tutto, la perdita degli affetti, dell’amore, delle emozioni che la vita ci regala, ma soprattutto la sua ineluttabilità e il fatto che sfugge ad ogni controllo razionale. Pur essendo naturale, proprio per queste sue caratteristiche, può diventare una patologia nel momento in cui il pensiero della morte è così intenso e invadente da condizionare la vita del soggetto impedendo a chi la vive di agire, di scegliere, di cambiare, di vivere.La paura della morte sopraggiunge, spesso, prima di andare a dormire, perché legata a quella “morte temporanea”, intesa come assenza di sé, che è il sonno.La paura della morte può manifestarsi come paura della propria morte o come paura di perdere una persona cara, pur trattandosi dello stesso disturbo può cambiare il modo in cui si manifesta. La paura della morte è comune alla maggior parte delle culture e varia a seconda dell’età di un individuo, i bambini pensano di non morire, che muoiano gli altri e parlano della morte praticamente senza timore, anzi spesso la esorcizzano nel gioco, la paura subentra con la crescita quando il ragazzo prende consapevolezza dei propri limiti e sente di perdere la, rassicurante, protezione dei genitori;  nella pre-adolescenza iniziano i primi timori legati alla morte…si prende consapevolezza che la morte è inevitabile per tutti. Queste paure aumentano sempre più finché nell’età adulta si arriva a considerare la morte un vero e proprio tabù, la si esorcizza al punto di evitare di parlarne può però diventare una fobia in seguito ad trauma. Si può avere paura della morte provocata dalle malattie più comuni come l’infarto, il cancro e che la morte li colga all’improvviso senza che ricevano soccorso.Ci sono condizioni particolari durante le quali si può sviluppare la tanatofobia come ad esempio durante la gravidanze la gestante può essere colpita da attacchi d’ansia associati alla paura di morire durante il parto o alla paura di perdere il bambino.In vecchiaia, quando l’individuo diventa cosciente del proprio decadimento fisico, la paura della morte, può diventare patologica e spesso si presenta associata ad ipocondria.

I bambini ed i ragazzi, in assenza di condizioni familiari difficili e di fobie patologiche, superano la paura della morte senza difficoltà.

Se la tanatofobia si sviluppa all’inizio della gravidanza spesso si risolve spontaneamente con il parto, se invece, si sviluppa verso la fine della gravidanza può protrarsi anche dopo la nascita del bambino.

Nell’anziano lo svilupparsi della tanatofobia è dovuto ad un reale avvicinarsi della fine, alla consapevolezza del fatto che la nostra vita ha una durata e che gran parte di essa l’abbia già vissuta, in questo caso ha bisogno, più di prima, di attenzioni ed affetto.

Per quanto riguarda la tanatofobia in età adulta la psicoterapia è la cura più efficace. Scopo della terapia psicologica è comprendere quali siano le cause dell’insorgenza della fobia innanzitutto cercando di capire se quella del soggetto è una paura localizzata e superficiale, legata a un trauma specifico, oppure se è una paura di tipo esistenziale, più profonda. In quest’ultimo caso dietro a quella paura c’è un’insicurezza di fondo, una mancanza di autostima e dunque la terapia psicologica consisterà nel risalire all’origine di questo stato di crisi. La psicoterapia può essere affiancata, in alcuni casi, dalla terapia farmacologica che aiuta a controllare i sintomi.




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