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Per chi non ne fosse a conoscenza, il testosterone è quell’ormone, secreto dalle cellule di Leydig contenute nei testicoli che nel’uomo si occupa dello sviluppo degli organi sessuali e dei caratteri sessuali secondari, come la barba, la distribuzione dei peli, il timbro della voce e la muscolatura. In fase adolescenziale è in grado di limitare la crescita spropositata dello scheletro. Nelle donne viene prodotto in parte dalle ghiandole surrenali e dalle ovaie.
Per effettuate una corretta diagnosi di testosterone alto nelle donne è ovviamente necessario svolgere delle analisi del sangue comprendenti i valori ormonali. L’esame ematochimico è infatti in grado di evidenziare se la concentrazione nel sangue sia o meno elevata: il range di normalità va dai 0,06 – 0,82 ng/ml.
I sintomi maggiori riscontrabili nelle donne con un valore testosteronico alto sono la perdita dei capelli, una aumentata crescita di peluria su tutto il corpo, un ciclo mestruale non regolare ed acne. Fattori questi spesso dovuti a specifiche cause scatenanti. Tra le prime riscontriamo l’irsutismo idiopatico, una disfunzione ormonale che riguarda la secrezione di ormoni androgeni, ed ancora la sindrome dell’ovaio policistico, la più diffusa causa di testosterone alto nelle donne. Nei casi più gravi si parla di tumore secernente del surrene o dell’ovaio: tale eventualità non si basa sul riscontro unico di alte dosi di testosterone. Data la loro particolare tipologia, essi sono spesso asintomatici inizialmente, soprattutto se benigni e per una diagnosi corretta e la relativa cura sono necessari esami clinici più approfonditi.
In passato alcuni studi realizzati presso l'Università di Chicago hanno messo in luce che l'aumento del testosterone nelle donne ha effetti sulla sfera sessuale, più precisamente aumenta il desiderio. E in più ha effetti legati anche al gioco d'azzardo e ad investimenti ad alto rischio.
Un gruppo di studiosi dell'Università di Zurigo, diretti da Christoph Eisenegger, hanno analizzato l'incidenza che ha il testosterone su un campione di 120 donne, divise successivamente in due gruppi di 60 componenti ciascuno: al primo gruppo è stata somministrata una dose dell'ormone (pari a 0,5 mg); al secondo gruppo è stato dato un placebo. Inoltre, per rendere l'esperimento più interessante e stimolante, ad alcune donne di entrambi i gruppi è stata comunicata la propria appartenenza ad uno dei due, anche se non sempre questa notizia corrispondeva alla verità.
In seguito, durante giochi che stimolavano l'interazione sociale, gli studiosi si sono accorti che le donne alle quali era stato somministrato effettivamente il testosterone si comportavano in modo più gentile, socievole, con fair play, mentre le altre si dimostravano essere più polemiche e aggressive.
I ricercatori quindi hanno concluso che la connotazione negativa che si ritiene legata ai maggiori livelli di testosterone causa un comportamento sociale negativo. In pratica significa che alla sola idea di avere maggiori livelli di testosterone, le donne modificano in negativo il proprio comportamento nei confronti degli altri, assumendo caratteri convenzionalmente attribuiti agli uomini.
Non sempre questi sintomi sono tutti presenti, anche perché il livello di testosterone può essere anche solo lievemente fuori norma, e in tal caso i disturbi sono minimi o assenti. Teniamo conto che i valori normali di questo ormone nel sangue - misurabili con un semplice test ematico - si situano tra gli 0,06 ng/ml e gli 0,82 ng/ml, quindi a seconda di quanto testosterone in eccesso verrà prodotto dalle ovaie o dalle ghiandole surrenali, si avranno sintomi più o meno evidenti.
Tra le cause di una iper produzione di testosterone ci possono essere familiarità, cause endogene non patologiche, ma anche la presenza di tumori, sia maligni che benigni, a carico delle ghiandole surrenali o dell'ovaio, che in questi casi vengono definiti secernenti. Tuttavia si tratta di casi molto rari. Le cure sono di tipo ormonale, naturalmente. In genere l'endocrinologo prescrive la somministrazione della pillola anticoncezionale, soprattutto se la disfunzione si manifesta in fase adolescenziale, o di un farmaco che inbisice la produzione degli ormoni androgeni.
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