mercoledì 28 ottobre 2015

LE PARALISI



Per paralisi si intende la perdita totale o parziale (nel primo caso si parla di paralisi propriamente detta o plegia - sebbene quest'ultima dizione, benché ampiamente utilizzata in clinica, non costituisca un vocabolo della lingua italiana, ma solo una desinenza in termini come tetraplegia, paraplegia, etc. -, mentre nel secondo caso si parla di paresi) non irreversibile della funzione motoria di un organo, causata da lesione del nervo motore o da patologia di natura tossica, infiammatoria, o meccanico-traumatica del sistema nervoso o delle fibre muscolari.

Dal punto di vista sintomatologico si distinguono due tipi di paralisi: la paralisi flaccida, nella quale la muscolatura si presenta ipotonica, come nel caso di botulismo e la paralisi spastica, tipica del tetano nella quale, al contrario, i muscoli si presentano ipertonici. La paralisi può decorrere o meno con la perdita della sensibilità, dipendendo questo fatto dalla contemporanea lesione della componente sensitiva nervosa.

L'atrofia muscolare è una condizione patologica caratterizzata dalla progressiva diminuzione delle dimensioni di uno o più muscoli. Questa può essere la conseguenza di una ridotta ossigenazione (immobilizzazione prolungata di varia origine), ischemia, compressione (ernia discale e sindrome del tunnel carpale), ridotta stimolazione funzionale (lesioni del midollo spinale o malattia del motoneurone) e danno muscolare (distrofia o traumi).
L'atrofia può associarsi a debolezza o, nel caso la perdita della funzione motoria sia completa, a paralisi. La paralisi atrofica è caratterizzata, quindi, dalla perdita della motilità volontaria associata alla riduzione del tono muscolare (in pratica, i muscoli appaiono flaccidi ed assottigliati).
Cause di natura infettiva comprendono botulismo, lebbra, poliomielite e sifilide. Atrofia e paralisi muscolare si possono associare, inoltre, a quadri clinici di artrosi ed artrite, borsite, piede diabetico, ittiosi e cirrosi epatica.

Un fenomeno misterioso e inquietante, che può colpire il 10-40% delle persone nel corso della vita. Sono le paralisi del sonno, situazioni in cui ci si sveglia da un sogno vividissimo e si è totalmente incapaci di muoversi. Talvolta si hanno anche terribili allucinazioni, e la tentazione di cercare una spiegazione sovrannaturale può essere forte. Ebbene, secondo una ricerca condotta da un team dell'Università di Padova molte 'vittime' delle paralisi del sonno ancora oggi chiamano in causa una specie di strega o gatto umanizzato, la 'Pandafeche', che ritorna nelle tradizioni popolari di mezzo mondo. La ricerca sarà presentata il 10 luglio al Congresso Europeo Della Psicologia a Milano, che si terrà all’Università Bicocca.

Lo studio ha visto la collaborazione di Università di Padova, Università della California e Università di Harvard. "Ero a un congresso a Città del Capo - racconta Andrea Romanelli del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova, autore dello studio -quando ho conosciuto gli altri colleghi e abbiamo avuto modo di renderci conto che per molte persone questo fenomeno, che può essere davvero spaventoso, aveva una spiegazione sovrannaturale. Il nostro è il primo studio che ha mostrato come una larga percentuale della popolazione generale anche in Italia - spiega Romanelli - avalli spiegazioni sovrannaturali della paralisi del sonno. Con una specifica interpretazione culturale del fenomeno, chiamato appunto 'attacco della Pandafeche''.

Si tratta di un essere soprannaturale che prende le sembianze di una strega o di una bestia demoniaca - un fantasma o un gatto dalle sembianze umanoidi - e che sarebbe, secondo la tradizione popolare, la causa della paralisi nel sonno. I ricercatori delle tre Università hanno scoperto che il 38% del gruppo di persone esaminate, composto da individui che hanno avuto almeno un episodio di paralisi nel sonno, riteneva che questa esperienza potesse essere causata dalla creatura soprannaturale, e il 28% era certo che la paralisi fosse causata proprio dalla Pandafeche.

Ma che cosa succede, in realtà? "La paralisi nel sonno - ricorda l'esperto - è un'incapacità di muoversi quando ci si risveglia durante la fase del sonno Rem, quella nella quale avvengono i sogni e il corpo normalmente si paralizza proprio per impedirci di 'vivere i sogni', agire, e farci male involontariamente. Insomma, se tutto funziona normalmente si tratta di un meccanismo di sicurezza. Invece nel caso delle paralisi il soggetto 'sogna con un occhio aperto': è ancora immerso nell'attività onirica di sonno Rem ma è sveglio, solo che non può muoversi e non capisce il perché. Oltretutto l'attività onirica ancora in corso può creare allucinazioni, anche terrificanti, durante gli episodi". Insomma, si tratta di esperienze spaventose, "probabilmente anche influenzate dalle interpretazioni culturali" che se ne danno.



"Abbiamo visto infatti che, se ci sono allucinazioni e scatta la spiegazione sovrannaturale, tende anche ad aumentare il numero degli episodi", aggiunge il ricercatore. L'esperienza, in realtà "è del tutto innocua: è come essere svegli e sognare contemporaneamente". Ma non per questo è meno spaventosa. Non deve essere un caso che l'attribuzione di questo disturbo a fenomeni soprannaturali sia presente anche in altre culture estranee a quella italiana: in Egitto ad esempio si ritiene che sia colpa del demone Shaitan o degli spiriti Jinn, presenti nel Corano.

L'articolo, pubblicato in 'Culture, Medicine, and Psychiatry', ricostruisce il fenomeno e analizza la figura della Pandafeche, "tipica della tradizione dell'Italia centrale, soprattutto Abruzzo, Umbria e Marche". Ma altri esempi di spiegazioni soprannaturali della paralisi nel sonno includono la 'old hag' (letteralmente 'vecchia strega' a Terranova), il demone Kanashibari in Giappone, "l’oppressione del fantasma" in Cina, "il fantasma che ti spinge in basso" tra i cambogiani e persino il rapimento alieno negli Stati Uniti potrebbe avere la stessa origine.







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